Elezioni politiche 2022

Elezioni, il naufragio del campo largo si deve a Conte? Ovvio, è sempre colpa del M5s

di Angelo Lo Verme

Il 25 settembre prossimo in Italia si torna a votare per eleggere i parlamentari della Repubblica italiana, dopo quasi quattro anni e mezzo e la successione di ben tre governi: il Conte I, il Conte II e il recente governo Draghi; della durata di circa un anno e mezzo ciascuno. I sondaggi elettorali rilevano una vittoria schiacciante della destra che con l’attuale legge elettorale, il Rosatellum bis, un misto tra sistema maggioritario e sistema proporzionale, potrebbe ottenere un premio di maggioranza che le assegnerebbe i due terzi dei seggi.

Ora la logica politica vorrebbe che tutte le forze di sinistra e di centro sinistra si coalizzassero sottoscrivendo un programma politico progressista per attirare quell’elettorato, da decenni deluso e privo di una reale rappresentanza politica, costituito da poveri, disoccupati, pensionati e lavoratori poveri con pensioni e redditi, appunto, da sopravvivenza. Invece il Pd, il cosiddetto partito di centrosinistra, invoca il voto utile agitando lo spauracchio della destra e alleandosi prima con Azione e +Europa di Calenda e Bonino che hanno imbarcato i fuoriusciti di Forza Italia Gelmini e Carfagna e oppongono veti a Sinistra italiana, Europa Verde e Impegno civico. Una sorta di malinteso rimedio omeopatico!

Letta poi riesce a far entrare in questa ammucchiata eterogenea anche Impegno Civico di Luigi Di Maio e Fratoianni e Bonelli, magari per darsi una mano di vernice rossa sbiadita e ingannare così qualche gonzo. Calenda così, dopo cinque giorni dall’accordo con il Pd, ci ripensa perché non si vuole alleare con i comunisti (così definisce questi ultimi due), pur sapendo già delle trattative in corso con i predetti. Cose da pazzi avvengono nella cosiddetta sinistra! Allearsi con l’umorale centro-destrorso Calenda che puntualmente la tradisce. Altrimenti, cioè, se non si trattasse di pura follia, si potrebbe anche pensare che il vero intento era e rimane quello di tenere fuori dai giochi il M5S antiatlantista e filoputiniano. Almeno così lo descrive l’establishment e il suo sistema mediatico.

Con queste mosse pazzesche il Pd rivela apertamente la sua vocazione centrista simpatizzante di destra in un mondo, appunto, proiettato verso il liberismo più sfrenato al quale, piuttosto di combatterlo, si adegua pedissequamente.

Il Pd si comporta come colui che si ritrova in eredità un ricco campo di grano o di frutta che aspetta solo di essere raccolto, ma inspiegabilmente, forse per ignavia, attende che altri lo raccolgano per poi accontentarsi di rubacchiargliene un pochino per renderli un po’ meno ricchi. L’importante è non farsi aiutare nella raccolta da chi è inviso ai più, e cioè, fuor di metafora, Giuseppe Conte. Infatti, sarebbe stato più naturale allearsi con il M5S per raccogliere tanta messe elettorale schifata da una politica autoreferenziale e chiusa nei Palazzi della mala politica.

Sarebbe stato anche più conveniente numericamente oltre che fisiologicamente allearsi con un M5S dato nei sondaggi intorno al 10%, e che è contro le eccessive diseguaglianze, che è per un ecologismo reale ed è anche per un pacifismo costituzionale (art. 11). Con alleanze invece innaturali e spurie l’elettorato viene confuso e portato ancor più verso la disaffezione politica. Il campo largo è ormai naufragato insieme al governo Draghi.

Tutta colpa di Giuseppe Conte? Se chiedere misure che avvantaggiano una volta tanto la popolazione e non i soliti noti è un male allora sì, è tutta colpa di Conte e di ciò che è rimasto del M5S, dopo la fuoriuscita degli adoratori di Draghi e della sua famigerata agenda. Colpa di Conte, anche se la fiducia a Draghi non l’hanno data nemmeno Salvini e Berlusconi che hanno colto al volo l’occasione per nuove elezioni, unicamente per il conforto dei sondaggi positivi per l’intera destra. La colpa però è sempre del M5S. In Italia sempre così è, se vi pare.

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