Politica

Meloni dal palco dell’estrema destra spagnola urla la sua “Europa dei patrioti”: solo cristiana, contro la “lobby lgbt” e “finanza internazionale”

Un discorso scandito da sì e no dove, dice, “non esistono mediazioni”. I sì sono riservati a quella che viene definita “famiglia naturale”, alla “universalità della croce” ai “confini sicuri”. Ma sono i no che pesano di più, almeno politicamente: il “no alla lobby lgbt e all’ideologia gender“, il “no alla grande finanza internazionale” e ai “burocrati di Bruxelles” e persino a un non meglio precisato “abisso della morte“. È la parte conclusiva, la più urlata, del comizio che Giorgia Meloni ha tenuto domenica 12 giugno a Marbella, in Spagna, dove è volata dopo il voto al referendum per sostenere Macarena Olona, la candidata della formazione spagnola di estrema destra, Vox (alleata a Fratelli d’Italia in Europa). Comizio che guarda all’antieuropeismo e al sovranismo, dove si evoca lo spettro di “minacce alla nostra società”, e che cavalca alcuni dei cavalli di battaglia dell’ultradestra, come la lotta contro immigrazione e contro le politiche per i diritti civili delle persone della comunità lgbt. Superate le amministrative, l’eco delle parole pronunciate sul palco andaluso è arrivato anche in Italia e ha scatenato lo scontro nella politica nostrana. Il leader del Pd Enrico Letta ha detto chiaramente di non condividere un solo passaggio: “Penso tutto il male possibile” ha risposto a Floris che gli chiedeva un parere sul comizio. “Un discorso intriso d’odio: nuovo complottismo e vecchia retorica novecentesca insieme. A braccetto con la peggiore destra europea” è stato il commento postato dal Pd su Twitter.

Sempre su La7, Pierluigi Bersani ha rincarato la dose e invitato la sinistra a fare girare il video per “un’operazione verità”: “Loro sono così, nel tono rabbioso e aggressivo e nei contenuti. Fratelli d’Italia è questo. Sono contro la legge Zan, contro lo Ius Soli, contro il fine vita. In economia sono protezionisti e corporativi. E poi pretendono di giurare sulla Costituzione antifascista senza riconoscere il 25 aprile”. Ed è proprio quest’ultimo uno dei passaggi più rilevanti nel discorso politico, preso in esame anche da diversi analisti. Soprattutto alla luce dei sondaggi e del tentativo della leader di Fratelli d’Italia di accreditarsi come candidata della destra alla guida del nostro Paese alle prossime elezioni. Ospite di Otto e mezzo, il direttore di Limes Lucio Caracciolo, ad esempio, fa notare come i toni e contenuti ne fanno un “non da leader di un paese democratico”: “Meloni – ha detto – si è fatta trascinare dall’atmosfera di Vox. È un discorso molto strillato, nei toni e nella sostanza, schiettamente neofranchista. Non esattamente un discorso di chi si appresta, almeno nelle intenzioni, a fare la presidente del Consiglio di un governo di una repubblica democratica. Quindi è rivelatore in questo senso. Se vogliamo prendere sul serio Meloni dobbiamo collocarla più a destra della destra” ha concluso è una destra che va collocata più a destra della destra”. Se la strategia di Meloni è quella giusta per portarla al governo lo sapremo solo con le prossime elezioni. Intanto, a quasi una settimana dalla sua trasferta spagnola, il dibattito sembra tutt’altro che raffreddato. Anzi si è esteso e ha valicato i confini dei partiti, coinvolgendo intellettuali come Ginevra Bompiani e Oliviero Toscani