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Netflix, accordo con le Entrate: versa 55,8 milioni di euro per il periodo 2015-2019. “Aveva stabile organizzazione occulta in Italia”

Il gruppo era stato indagato dalla Procura di Milano per omessa dichiarazione. Nel gennaio 2022 ha aperto una sede operativa nella Penisola e ora i redditi prodotti dalla vendita degli abbonamenti agli utenti italiani vengono tassato qui

Netflix ha trovato un accordo con il fisco italiano: chiude il contenzioso con l’Agenzia delle Entrate versando 55,8 milioni di euro a titolo di imposte, sanzioni e interessi per il periodo tra 2015 e 2019. Sul gruppo californiano che distribuisce film e serie tv in streaming a pagamento, la procura di Milano e il nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf hanno condotto un inchiesta per omessa dichiarazione dei redditi, cioè per non aver versato tasse in Italia. L’intesa avviene dopo che Netflix dal 1º gennaio 2022 ha aperto una sede operativa in Italia. Da allora il canone mensile pagato dagli iscritti italiani alla piattaforma non viene più versato alla società olandese Netflix International BV, ma alla società italiana. “Ciò determinerà la tassazione in Italia dei redditi prodotti dalla vendita degli abbonamenti agli utenti residenti sul territorio nazionale”, si legge nel comunicato diffuso dal procuratore di Milano Marcello Viola.

Era dal 2019 che l’azienda era in trattativa con Finanza e Entrate. L’accordo, continua la nota, “rappresenta il primo caso, in ambito mondiale, in cui viene ipotizzata l’esistenza di una stabile organizzazione occulta di una società estera operante nella Digital economy, completamente priva di personale e caratterizzata esclusivamente da una struttura tecnologica avanzata, che sarebbe stata asservita in via esclusiva allo svolgimento di funzioni aziendali chiave per la conduzione del proprio business sul territorio dello Stato”. Ma, continua il comunicato, dallo scorso 1º gennaio Netflix ha costituito una società “di diritto italiano che ha iniziato a stipulare i contratti e fatturare i corrispettivi provenienti dagli abbonamenti sottoscritti con gli utenti nazionali”.

Le indagini, affidate al pm Gaetano Ruta ora nelle fila della procura europea, seguono lo sviluppo di analisi preliminari della Finanza sui principali modelli di business delle Big tech, “da cui era preliminarmente emersa la presenza in Italia dell’operatore estero, già a far data dal mese di ottobre del 2015”. La piattaforma televisiva in streaming sviluppata da Netflix prima dell’avvio delle indagini “non era identificata fiscalmente in Italia”, spiegano gli inquirenti. Dalle indagini è emerso che il “Content Delivery Network del Gruppo Netflix” era composto da più di 350 server, che “sarebbero stati utilizzati in via esclusiva” ed installati stabilmente sul territorio nazionale, sia in Data Center che nei principali operatori di telefonia: in questo modo, è stato accertato che il colosso californiano aveva “una complessa ed evoluta infrastruttura tecnologica” sul territorio italiano, che costituiva una “stabile organizzazione materiale” tale da rendere Netflix idoneo a “produrre reddito d’impresa sul territorio italiano”.