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Ucraina, la politica degli armamenti anziché della diplomazia sta allontanando la pace

di Ermete Romano

Durante la visita a Kiev dell’8 aprile, Josep Borrell, responsabile Affari Esteri della Ue, ha twittato un incredibile: “This war will be won on the battlefield. Additional €500 million from the #EPF are underway. Weapon deliveries will be tailored to Ukrainian needs” [‘Questa guerra sarà vinta sul campo di battaglia. Sono in arrivo ulteriori 500 milioni di euro dall’#EPF. Le consegne di armi saranno adattate alle esigenze ucraine’], certificando così la morte della diplomazia intesa come ricerca di una soluzione pacifica di un conflitto.

Il corso della guerra russo-ucraina purtroppo si sta sviluppando secondo i desiderata degli Usa e, di concerto, dei suoi alleati europei: una guerra duratura. L’impetuoso fiume di armi sempre più potenti che Ue e Usa stanno inviando all’Ucraina unito a quello dei soldi, alle assicurazioni di un ingresso con procedura d’urgenza nella Ue, stanno allontanando l’Ucraina dal raggiungimento di un accordo di pace con la Russia. Una risoluzione diplomatica evidentemente neppure voluta dalle diplomazie occidentali.

Che la guerra sarà lunga, d’altronde, l’hanno detto chiaramente Macron, Biden, Borrell. Forte di tutto quello che Usa, Uk e Ue stanno facendo, l’Ucraina sta cambiando posizione rispetto a quanto ha affermato nell’incontro in Turchia tra le delegazioni, ovvero l’apertura ucraina alla neutralità garantita e la non presenza Nato nel paese e un armamento difensivo adeguato (sulla scorta del modello austriaco o svizzero o svedese) sembrano sfumare. Così pure il discutere sul Donbass e Crimea sebbene su un tavolo separato.

Il capo negoziatore ucraino ha recentemente dichiarato che dalla riunione in Turchia le cose sono cambiate. Ha affermato che, dopo i massacri di Bucha e Kramatorsk, il popolo ucraino non accetterebbe concessioni fatte alla Russia e perciò si ritorna al punto dal quale la guerra ha avuto inizio: due posizioni inconciliabili. Nelle telefonate settimanali con Biden, Uw e capi di Stato, Zelensky infatti non chiede mai un intervento presso la Russia per facilitare le negoziazioni di pace ma chiede solo armi, soldi e sanzioni verso la Russia. Richieste puntualmente soddisfatte con il plauso delle industrie delle armi occidentali. Ovviamente la Russia non potrà arrendersi senza aver ottenuto delle sue condizioni e così le desiderata di Usa/Nato di una lunga guerra, saranno soddisfatte.

Come finirà? A questo punto è impossibile dirlo. Mi sembra molto improbabile che la Russia andrà a sedersi ad un tavolo negoziale nella posizione del “perdente” contro l’Ucraina. Si potrebbe invece pensare che una volta che tutto lo spettro possibile e immaginabile delle sanzioni occidentali si sia esaurito (ormai ci siamo), che la Russia sia andata in default (tra poco), che sia stata “condannata” come criminale di guerra (già fatto), la Russia, “adattata” alla situazione e non avendo più nulla da perdere, scateni la guerra totale convenzionale all’Ucraina schiacciandola nel Donbass con la forza militare della seconda potenza militare al mondo.

Se la Russia decidesse bombardamenti a tappeto sulle enclaves ucraine in Donbass, potrebbe farlo senza temere condanne di sorta dal momento che è già stata condannata come criminale di guerra dall’Occidente. Da notare che il nuovo generale russo messo a capo della operazione Donbass è famoso proprio per questa strategia detta “Gorzny” attuata in Cecenia e in Siria. Così o l’Ucraina giunge ad una resa negoziata oppure l’occidente dovrà scendere in campo.

A quel punto, di fronte a tale scenario e avendo gli Usa raggiunto importanti obiettivi economici e geopolitici da questa guerra, potrebbero portare finalmente l’Ucraina a sedersi seriamente al tavolo delle negoziazioni con la Russia in quanto nessun militare morto Usa o Ue vale davvero l’Ucraina.

La politica occidentale di maggiori armamenti anziché di una diplomazia, porterà altro sangue ma alzerà il livello della guerra e delle azioni russe e questo, speriamo, porterà ad un accordo di fine guerra, se non proprio di pace.

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