Scienza

Omicron, il report Iss: “La variante di Sars Cov 2 ormai dominante in Italia. La versione Ba.2 è già al 44%

L'indagine dell'Istituto superiore di Sanità che ha elaborato i dati forniti dalle Regioni con il supporto della Fondazione Bruno Kessler è riferita a campione prelevati il 7 marzo

La variante Omicron, rilevata per la prima volta in Sudafrica e Botsawana lo scorso novembre, risulta ormai predominante nel nostro Paese con una prevalenza stimata a livello nazionale pari a 99.9% secondo l’indagine dell’Istituto superiore di Sanità che ha elaborato i dati forniti dalle Regioni con il supporto della Fondazione Bruno Kessler. I dati sono riferiti al 7 marzo. La contagiosità della mutazione è stata chiara fin da subito e l’aumento dei contagi – anche tra molti i vaccinati – ne è prova clinica. I ricercatori ricordano che nella quick survey precedente e relativa ai campioni prelevati il 31 gennaio 2022 la prevalenza era al 99.1%. “Questi risultati, per quanto non privi di limiti e bias, permettono di stabilire l’ormai assoluta predominanza della variante omicron nel nostro Paese, in linea con quanto già segnalato in altri Paesi Europei” si legge nel report.

In questa indagine sono state rilevate 927 sequenze riconducibili a BA.2, pari al 44,07% delle sequenze Omicron. Si tratta della variante 2 che secondo uno studio preliminare giapponese sui topi è più patogena e dovrebbe essere considerata una variante a sé. Ma in base alle ultime evidenze disponibili, il “Technical Advisory Group on SARS-CoV-2 Virus Evolution” (TAG-VE) dell’Oms “suggerisce che BA.2 dovrebbe continuare ad essere monitorata con attenzione al fine di accumulare evidenze relative alla sua trasmissibilità. Per i dati finora riportati, non si evidenzia una differenza nella gravità della
malattia associata ai due sottolignaggi. Nell’attuale scenario è necessario continuare a monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali e con le indicazioni ministeriali, la diffusione delle varianti virali ed in particolare, di quelle a maggiore trasmissibilità e/o con mutazioni correlate a potenziale evasione della risposta immunitaria”.

Per l’indagine sono state considerate quattro macroaree: Nord-Ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia), Nord-Est (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna), Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), Sud e Isole (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia). In totale, hanno partecipato all’indagine 117 laboratori regionali e il Laboratorio di Sanità Militare. In dettaglio, tra le 1984 sequenze ottenute per l’analisi ne sono state individuate: 1981 riconducibili a Omicron e 2 a Delta.