Politica

Il capo dello Stato dev’essere super partes: i calcoli partitici hanno qualcosa di sbagliato

di Luigi Sala

La mia sarà anche una domanda ingenua, tuttavia vorrei porla. Perché i partiti vogliono eleggere un presidente della Repubblica che provenga dalla loro area di riferimento o addirittura faccia parte dei loro iscritti? Mi rispondo (c’è un limite anche all’ingenuità): lo vorrebbero di parte affinché tuteli e favorisca i loro eletti e le loro iniziative e, in prospettiva, approvi dopo eventuali elezioni i loro uomini da nominare ai vari dicasteri ministeriali.

Quindi, in barba all’etica, vogliono un presidente proposto dalle segreterie dei partiti per averne un utile politico e questo è già grave; la persona di alto profilo non deve essere super partes, ma anzi guardare con occhio affettuoso e ammiccante al partito che lo ha proposto e votato… Peggio ancora: il presidente deve possedere una moralità e un’etica elastiche e accomodanti e nasce quindi azzoppato sotto l’aspetto dell’affidabilità e della terzietà.

Le alchimie che determinano l’elezione del presidente della Repubblica sono allora pura coreografia e schiaffo pesante ai dettami della Costituzione. I partiti vogliono una persona sensibile alle loro istanze e un “giudice” prevenuto nell’esame delle leggi che dovranno essere firmate.

Non c’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo meccanismo che umilia la democrazia e la irride senza alcun consensus gentium? Si parla di necessari compromessi per scegliere un personaggio di “alto profilo e di specchiata moralità” ma, come si suol dire, se la suonano e se la cantano tra di loro. Il popolo poi è tutto contento se il Presidente dà qualche buffetto ai partiti e si commuove per le gravi difficoltà del paese.

Possibile che in realtà si voglia soltanto vedere un film le cui battute sono sempre scontate e la cui colonna sonora è scritta da personaggi senza alcun senso musicale? Per me Draghi, se vuol fare il presidente, dimostra – a parte il dovizioso curriculum – uno spessore umano ben poco convincente e un’empatia pari alle sue ingessate conferenze stampa, con domande e risposte già scritte (evidente a tutti). Gli italiani intanto tifano per la zuppa o il pan bagnato e si allontanano sempre più dalla politica.

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