Politica

Sciopero generale, i sindacati sostituiscono i partiti di centrosinistra non pervenuti

di Lorenzo Giannotti

I sindacati fanno le veci dei partiti di centrosinistra. È questa l’impressione lampante sortita in seguito all’annuncio dello sciopero generale (dopo sette anni di assenza dalla protesta contro il Jobs Act di Renzi). Se Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, rispettivamente segretari di Cgil e Uil, non avessero sollevato la questione dell’iniquità della legge di bilancio del governo Draghi, i partiti di centrosinistra – Pd e M5S(?) – l’avrebbero scampata fischiettando con lo sguardo rivolto per aria.

Dice Landini: ”Forze di maggioranza che ragionano in questo modo non ce le meritiamo. Se dentro il Governo non si capisce che ci sono persone che pur lavorando sono povere e non riescono ad arrivare alla fine del mese e che aiutare chi sta peggio è l’unica strada per riunire questo Paese, c’è qualcosa di profondo che va cambiato”. Il riferimento è alla distribuzione delle risorse per la riforma dell’Irpef, che concentra i maggiori denari (e quindi i maggiori vantaggi) sui redditi più elevati: come spiegato ottimamente da Chiara Brusini per questo giornale, anche calcolando lo sconto sui contributi Inps, i vantaggi maggiori andranno ai redditi sopra i 38mila euro.

Il riferimento implicito (“forze di maggioranza che ragionano in questo modo”), invece, non può che essere per Pd e Cinquestelle: plaudenti alla manovra finanziaria che avvantaggia chi già ha di più, a scapito di chi quella disuguaglianza sociale ed economica tanto sventolata dalla sinistra, se la vede aumentare sotto gli occhi increduli. Se la destra – Forza Italia, Lega e Italia Viva – fa il proprio lavoro all’interno del governo rappresentando gli interessi del ceto medio-alto, dei benestanti, da chi sono rappresentati tutti i cittadini che guadagnano meno di 38mila euro in un anno?

Per Landini – a cui in questo specifico caso do tutte le ragioni del mondo – lo sciopero generale e la risposta a questa domanda hanno una matrice comune: ”Certo che è uno sciopero politico: dà voce a chi sta male e non vota”.

Se per Letta – che si dice “sorpreso” dalla reazione dei sindacati –, invece, la legge di bilancio va bene così come è stata concepita, trascurando cioè le tasche della maggior parte dei lavoratori, allora la distinzione fra destra e sinistra non può più essere discussa sul piano della politica economica del Paese, ma solo su quello dell’approvazione del Ddl Zan.

Con un governo composto da quasi tutte le forze politiche, e che fa scelte economiche di destra, ben vengano lo sciopero generale e i sindacati a supplire un ruolo che toccherebbe a qualcun altro.

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