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Fora Bolsonaro, una vergogna la cittadinanza onoraria dei leghisti

A volte i leghisti riescono perfino a stupire per la loro incredibile dabbenaggine, che va oltre ogni possibile previsione. Prendiamo l’ultima tremenda gaffe consistente nella decisione di un piccolo centro del Veneto di conferire al presidente brasiliano Jair Bolsonaro la cittadinanza onoraria, dato che i suoi avi, che emigrarono nel Nuovo Mondo al pari di milioni di nostri concittadini, sarebbero stati originari della località in questione, denominata Anguillara Veneta.

Bolsonaro, con ogni probabilità, perderà le prossime elezioni presidenziali brasiliane che si terranno nell’ottobre 2022, anche se è possibile che per restare in sella faccia di tutto, come denunciato recentemente anche da vari ex-ministri brasiliani di varia estrazione ideologica. Ed è ben comprensibile che le perda, dato che la sua immagine è più che mai pessima e destinata a peggiorare nel corso dell’anno che ci separa dalla citata scadenza elettorale, mentre fame, criminalità, miseria e malattie infuriano per il Paese mietendo vittime tra i poveri.

Stavolta non serviranno le macchinazioni giudiziarie nello stile del cosiddetto lawfare (guerra attraverso il diritto), ordite da un personaggio ambiguo e screditato come l’ex giudice Moro ai danni dell’ex presidente Lula, che altrimenti avrebbe vinto alle presidenziali del 2018.

Lasciamo stare bazzecole come i sospetti di complicità colle squadre della morte che hanno ucciso la consigliera comunale di Rio de Janeiro Marielle Franco e il suo autista Anderson Gomez e vari altri leader e rappresentanti popolari ed indigeni. Ovvero le accuse di corruzione legate all’attuazione di schemi di accaparramento di quote degli stipendi dei suoi dipendenti. Lasciamo stare perfino le ripetute esaltazioni del regime militare responsabile di migliaia di omicidi sommari e sparizioni. Lasciamo stare perfino certe oscure similitudini con Adolf Hitler, cui è stato paragonato anche da Istoé, una delle principali riviste brasiliane, paragone non del tutto fuori luogo se pensiamo al fatto che uno dei suoi collaboratori, il Ministro della Cultura Alvim, è stato colto colle mani nel sacco, scimmiottando un discorso di Goebbels.

Il punto è anche un altro. Bolsonaro è anche, e soprattutto, il campione del negazionismo di ogni genere. Negazionista climatico esasperato e altrettanto negazionista per quanto riguarda il virus Covid, Bolsonaro sostiene che i due principali flagelli che stanno affliggendo l’umanità all’inizio del Terzo Millennio costituiscano in sostanza delle invenzioni partorite da diabolici nemici del sistema.

Lo scopo è ovviamente quello di mantenere indisturbato ed inalterato il funzionamento del sistema medesimo, chiamato altresì capitalismo selvaggio, che sta mettendo a repentaglio la vita sul nostro pianeta.

Di tale sistema Bolsonaro è infatti uno dei sostenitori, gestori e beneficiari principali, dato il suo stretto legame con finanza internazionale e multinazionali cui ha demandato lo sconsiderato e intemerato saccheggio delle risorse del suo Paese, tra le quali l’Amazzonia, polmone verde dell’intero pianeta, la cui distruzione ha ricevuto un enorme impulso da quando è diventato presidente.

L’altro misfatto per il quale Bolsonaro è attualmente sub judice, sia a livello interno che internazionale, è la clamorosa omissione di misure efficaci per prevenire e reprimere la pandemia Covid: in Brasile sono morte almeno centosessantamila persone, quasi tutte facenti parte dei popoli indigeni o di altri settori poveri e vulnerabili della popolazione brasiliana.

Si tratta di un vero e proprio crimine contro l’umanità del quale Bolsonaro è stato accusato da un Comitato del Senato brasiliano che, come spiegato dal Fatto, con un voto di 7 membri favorevoli e 4 contrari, ne ha chiesto il processo per accuse che vanno dalla diffusione di notizie false, all’istigazione a delinquere all’uso improprio di fondi pubblici, mentre procedimenti mentre di lui pendono presso la Corte penale internazionale, sia per la gestione dolosamente disastrosa della pandemia, sia per la deforestazione.

È quindi a un figuro di tale fatta, impropriamente considerato rappresentativo della massiccia emigrazione italiana composta nella sua stragrande maggioranza di onesti lavoratori, che l’amministrazione leghista di Anguillara Veneta ha voluto conferire, peraltro in un ristorante e senza apparenti crismi di ufficialità, la cittadinanza onoraria.

La balzana e infelice pensata di qualche disinformato cacicco di provincia? Non si direbbe, visto che Salvini ha voluto esprimere il suo appoggio all’iniziativa, unendovi addirittura le scuse al popolo brasiliano (che non si capisce cosa c’entri) per gli ingiustificati attacchi di cui il pernicioso negazionista, caro, come Trump, a lui e alla Meloni, sarebbe stato vittima in Italia.

Possiamo immaginare come sarà stato contento il povero Giorgetti che da tempo si affanna nel generoso quanto arduo tentativo di restituire alla Lega una rispettabilità interna e internazionale…