Mafie

Roma, il maxi processo al clan dei Casamonica si conclude con più di 40 condanne. I giudici riconoscono l’associazione mafiosa

Dopo 7 ore di camera di consiglio arriva la sentenza della Decima sezione penale del tribunale di Roma: oltre 400 anni complessivi per 44 imputati con accuse che vanno a vario titolo dall’associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione, l’usura e detenzione illegale di armi

Quello dei Casamonica è un clan di mafia. l’ordinanza del gip e le prime condanne in rito abbreviato, lo ha riconosciuto anche il Tribunale che ha condannato a 400 anni complessivi una quarantina fra capi e affiliati alla famiglia, imputati fra l’altro per estorsione, usura e detenzione illegale di armi. Dopo sette ore di camera di consiglio, giudici della X sezione penale hanno deciso trent’anni di carcere per il boss Domenico Casamonica, accogliendo in pieno l’istanza della Procura, che complessivamente aveva chiesto oltre 630 anni di reclusione. Severe le pene per gli altri capi: 20 anni e mezzo per Giuseppe Casamonica, 12 anni e 9 mesi per Luciano Casamonica, 25 anni e 9 mesi per Salvatore Casamonica, 23 anni e 8 mesi per Pasquale Casamonica, 19 anni per Massiliano Casamonica.

Presente in aula alla lettura della sentenza anche il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Ilaria Calò. Al processo si è arrivati dopo gli arresti compiuti dai carabinieri del Comando provinciale di Roma nell’ambito dell’indagine ‘Gramigna’, coordinata dal procuratore di Roma Michele Prestipino e dai sostituti procuratori Giovanni Musarò e Stefano Luciani. Il pm Musarò in aula nella sua requisitoria dello scorso maggio aveva citato anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Massimiliano Fazzari (ex affiliato calabrese) e Debora Cerreoni (moglie di Massimiliano Casamonica, membro di spicco del clan), che hanno descritto la struttura e le modalità con cui agiva il sodalizio. I rinviati a giudizio erano stati 63: a fine 2019 altri 14 imputati (tra cui la Cerreoni) erano stati condannati con rito abbreviato, mentre in tre (tra cui Fazzari) hanno scelto il patteggiamento.

Esulta la sindaca di Roma Virginia Raggi, che ha costituito il Comune parte civile nel maxiprocesso iniziato a ottobre 2019, grazie a indagini scattate cinque anni prima: “Io di fronte al clan dei Casamonica non mi sono mai piegata, non ho mai indietreggiato di un passo, non ho mai avuto paura di loro. Ho sempre lottato per il bene dei romani a volto scoperto, ho chiamato per nome e cognome chi ha umiliato e offeso la città. Vivo sotto scorta per questo. Oggi il tribunale di Roma ha confermato l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Ha confermato che è mafia. Questa sentenza non cancella gli anni di soprusi e violenze, ma è un risultato importante per chi vive in questa città. È la conferma che a Roma il clima è cambiato. Oggi si chiude un capitolo, ma la lotta per contrastare criminalità e mafia non si ferma. Io sarò sempre in prima linea”. “È una sentenza storica che finalmente mette nero su bianco che Casamonica equivale a mafia ed un segnale importante da dare ai cittadini del nostro territorio”, dichiara il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. E l’avvocato Giulio Vasaturo, legale di parte civile per l’associazione antimafia Libera, sottolinea anche come il verdetto serva a “fare luce su una sequela di episodi di estorsione e violenza rimasti sino ad oggi impuniti, anche a causa della dilagante omertà imposta dal clan nel quadrante sud-est della capitale”.