Lavoro & Precari

Reddito di cittadinanza, le storie dei percettori (che non sono fannulloni): “Da settembre sarà l’unica entrata con cui sfamare i figli”. “Con il Covid ho perso ogni introito, ora non vivo in ansia costante”

Le testimonianze arrivate a ilfattoquotidiano.it mentre Italia viva e il centrodestra fanno campagna per abolire la misura anti povertà. Luisa: "Io e mio marito vivevamo con 550 euro tra assegno sociale e di invalidità e dovevamo accettare soldi da nostro figlio per guardare la nipotina: un dolore. Chi guadagna come Renzi non può capire". Max: "Dopo aver pagato le utenze e l'assicurazione auto a volte mi prendo una pizza. Ma nessuna spesa superflua". Francesco: "In un paese di 800 abitanti della Calabria le uniche alternative sarebbero rubare o finire nella criminalità". Raccontate le vostre storie scrivendo a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it 

“Che a nessuno venga in mente di abolirlo. Renzi? Certo, uno che guadagna come lui non può capire. Per me e mio marito quei 730 euro al mese sono oro. Prima vivevamo con 550 euro mensili tra assegno sociale e di invalidità. E nostro figlio ce ne dava 80 alla settimana per guardare la nipotina: accettarli era un dolore”. Luisa Passoni da Vistarino, provincia di Pavia, riceve il reddito di cittadinanza dall’aprile 2019 e non vuole nemmeno immaginare che la misura di cui nel primo semestre 2021 hanno beneficiato 1,6 milioni di famiglie possa essere abolita come vorrebbero il leader di Italia viva e i partiti di centrodestra. Che, con l’espediente retorico del mai provato “effetto divano“, stanno cavalcando gli attacchi lanciati dagli industriali secondo cui quel piccolo aiuto economico sarebbe alla base della difficoltà di trovare lavoratori. Senza mai ricordare che i posti di lavoro vacanti prevedono spesso stipendi da fame e condizioni al limite dello sfruttamento. “Abbiamo lavorato per una vita. Alla fine avevamo aperto un bar ma siamo stati truffati e ci siamo ritrovati senza niente”, racconta Lucia smentendo la narrazione per cui i percettori sono fannulloni che non amano “sudare”. “Abbiamo venduto l’oro e tutto quello che avevamo. Quando è arrivato il reddito sono stata la persona più felice del mondo”.

La sua è una delle testimonianze raccolte da ilfattoquotidiano.it (e ne aspettiamo altre a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it). In attesa che la ripresa autunnale riaccenda il dibattito sulle eventuali modifiche allo strumento anti povertà, di cui il premier Mario Draghi ha detto di condividere “il concetto di base”, i beneficiari spiegano come quel contributo mensile per loro abbia fatto la differenza. Allontanando l’angoscia di non avere i mezzi per affrontare le spese indispensabili per sé e per i famigliari. Tutti coloro che sono in grado di lavorare smentiscono la narrativa del “divano”: sono alla ricerca di un posto, ma l’impresa non è semplice visto che le politiche attive che in questi casi dovrebbero accompagnare il sussidio restano deboli (per l’autunno è atteso uno schema di riforma che le rafforzi). Un’avvocata con due figli, che in Calabria non riesce a trovare un impiego, scrive per esempio di essere impegnata a specializzarsi per poter insegnare. Ma c’è anche chi è in età da pensione, come la signora di 67 anni che vive con la sorella disabile e per cui quella cifra significa poter comprare piccole cose – una fettina di carne la domenica, un po’ di alici il sabato – che “ci aiutano a vivere dignitosamente“. E chi senza il reddito avrebbe il destino segnato. “Dodici ore al giorno senza contratto e con paghe misere”, come da offerte di lavoro ricevute da Daniela e dal fratello a Benevento. Oppure “rubare o finire nella criminalità“, uniche alternative – scrive Francesco – per chi perde il lavoro in un piccolo paese della Calabria e con tre figli da mantenere.
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Sono una commerciante di 46 anni e con una socia ho aperto a gennaio 2020 una piccola società. Mia madre ha un’invalidità al 90%, pago un mutuo di 350 euro. Se prima del Covid riuscivo a mettere via un piccolo stipendio, dopo le chiusure c’è stata una riduzione di incassi sostanziale. Io e la mia socia ci siamo trovate a dover contare sugli aiuti dei parenti o amici. Dal momento in cui mi sono vista accettare la domanda per il reddito mi è sembrato che la vita fosse tornata accettabile. Ho smesso di vivere in ansia costante, pensare anche a farla finita con questa vita. Non sono fuori dall’incubo ma almeno mi sembra di essere tornata libera di autodeterminarmi nelle decisioni quotidiane: fare la spesa nel supermercato con la carne che non sa di plastica oppure comprare per me o per mia madre invalida un paio di mutande e reggiseno senza entrare in crisi. Non è neppure vero che non ci sono controlli: i servizi sociali mi hanno contattata per sottoscrivere un patto di inclusione sociale, visto che essendo già impiegata non posso fare il patto per l’impiego.
Chiara L. – Busto Arsizio

Sono un avvocato, ho studiato con tanti sacrifici come tanti miei colleghi ma da quando mi sono abilitata non ho avuto possibilità di vivere con la mia professione. È dal 2016 che vivo grazie ai sussidi statali. Dal 2019 percepisco il reddito di cittadinanza e per me è stata la salvezza. Vivo in affitto e posso pagarlo grazie al reddito. Ho due figli minori di crescere e se non avessi avuto questo aiuto non so proprio come avrei potuto fare. Percepisco 917 euro, 320 li pago di affitto quindi vivo con 600 euro, non sono molti ma sono riuscita a organizzarmi e riesco a viverci. Io non sto sul divano a percepire il reddito, mi do da fare in ogni modo. Ma qui in Calabria gli incarichi legali dei vari enti vengono dati sempre agli stessi avvocati. Ora sto studiando per l’abilitazione all’insegnamento.
Katia P. – Rende

Ho 57 anni, 37 anni di lavoro, licenziata l’anno scorso. Senza questa misura sarei stata alla fame. Percepisco 780 euro con cui pago l’affitto (35o euro), il cibo, le bollette. Mi garantisce una decenza e la casa. La narrazione secondo cui stiamo “sul divano” (io il divano non ce l’ho) è errata: oltre a fare esercizio fisico e leggere io cerco lavoro online. Ho spedito 300 curriculum vitae, senza successo. I centri per l’impiego sono come 35 anni fa. Vogliono fare delle modifiche e ben venga, ma nessuno investe per formare chi come me ha 57 anni e oltre. Fateci vivere con dignità, in attesa della pensione non troppo lontana.
Lucy T. – Siena

Mio padre, 80 anni, percepisce dal 2019 la pensione di cittadinanza: 400 euro. Tra quella e la pensione sociale arriva a un totale di 1000 euro netti al mese. Non lo vedo più preoccupato e triste. Se prima non riusciva a pagare affitto e spese condominiali, nonostante vivesse in una casa popolare, e doveva rinunciare anche a comprarsi un corredo intimo nuovo, ora pur avendo un sacco di arretrato riesce a pagare e a guardare i nipoti con più serenità. Qualche volta può dar loro la paghetta: due anni fa piangeva perché non poteva farlo e si vergognava tanto da non volerli neanche vedere, rattristandosi sempre di più. Quel gesto per lui significa sentirsi ancora importante.
Annamaria A. – Milano

Sono un ex imprenditore di 61 anni colpito dalla crisi e diventato disoccupato, anche per problemi di salute. Il contributo del reddito è fondamentale per garantirsi un minimo di dignità. Mi è servito per le utenze e i relativi consumi (acqua, luce, telefono, bombole di gas per cucinare o riscaldarmi, benzina), per le medicine, gli alimentari. E qualche volta con i 100 euro in contanti, dopo aver accantonato del denaro per assicurazione auto e bollo, mi pago una pizza e qualche colazione al bar. Nessuna spesa superflua, un contributo cosi importante non può essere sprecato. Chi vuol boicottare strumenti come questo non proviene evidentemente da situazioni critiche di povertà e di disagio, altrimenti non si permetterebbe di essere sfiorato da certi giudizi disumani e incivili.
Max R. – Padova

Vivo in Calabria in un paese di 800 abitanti con mia moglie e miei tre figli di 20, 18 e 14 anni. Ho 45 anni e lavoro da sempre, mio padre mi lasciò a due anni per un tumore al cervello. Sono percettore di reddito, 480,59 euro al mese, e usufruisco anche della Naspi che finirà a settembre. Sento, leggo, cose surreali sul reddito di cittadinanza ma da settembre sarà la mia unica entrata: sfamerà i miei figli e renderà meno ansiogeno il nostro futuro. Spero non sparisca: sì a migliorarlo per la famiglie numerose, per i più poveri, e a scovare i furboni, ma toglierlo vorrebbe dire morire. Le alternative sarebbero rubare o finire nella criminalità che qui è a portata di mano.
Francesco B.

Sono una signora nubile di 67 anni che vive con la sorella in affitto a Napoli, siamo entrambe invalide, mia sorella con handicap. Percepiamo 288 da dividere in due perché mia sorella ha la pensione di accompagnamento. Riusciamo a comprare un pezzo di formaggio, una fettina di carne la domenica e un po’ di alici il sabato. Sono piccole cose che ci aiutano a vivere dignitosamente e ci fanno sentire parte di un sistema democratico che aiuta le persone in difficoltà e non le abbandona. Spero non venga abolito il rdc perché quando togli il pane dalla bocca di chi ha fame gli stai togliendo il diritto alla vita e questo per un paese civile è inaccettabile, oltre che pericoloso per la società.
Anna V.

Abolire il reddito di cittadinanza in questo momento sarebbe portare le persone alla disperazione estrema. Vivo a Benevento con mia mamma 64enne invalida e mio fratello e se non fosse per questo sostegno non riusciremmo a mangiare e a pagare le bollette. Io e mio fratello cerchiamo giornalmente lavoro ma sempre con poche possibilità, ci offrono di fare 12 ore al giorno senza contratto e con paghe misere. Ancora aspettiamo una chiamata dal centro per l’impiego. Perché prima di tutto vorremmo quello, un lavoro dignitoso.
Daniela

Ho 30 e sono quasi abilitato alla professione forense. Ho percepito il reddito di cittadinanza per alcuni mesi nel 2019. Prima che fosse introdotto quell’aiuto mio padre perse il lavoro. E in Calabria a 53 anni chi ti prende più? E’ rimasto 7 mesi a casa: non arrivava alcun entrata, mia madre era casalinga e io studente universitario, la disperazione era tanta. Il reddito ci avrebbe consentito di superare quei mesi senza l’angoscia che abbiamo vissuto. Nessuno lo tocchi, è un minimo di dignità per chi perde il lavoro o non riesce più a trovarlo. L’altra misura necessaria sarà il salario minimo.
Gianluca S.
Sono single e percepisco un contributo di soli 480 euro perché sono proprietario di un monolocale di 20 mq nel quale vivo. Però grazie al rdc ho avuto accesso a dei tirocini lavorativi che mi permettono di arrivare a una cifra dignitosa lavorando e devo impegnarmi anche in attività di volontariato una volta a settimana. Grazie a questo riesco a sopravvivere: non posso permettermi auto né vacanze ma riesco a pagare bollette, medicine, cibo o anche un libro se mi serve. Una volta terminato il periodo di tirocinio devo fare di nuovo domanda per attivarne un altro. Ho 52 anni e nessuna azienda per via dell’età mi assumerebbe. Prima di sparare contro il reddito certi politicanti dovrebbero sapere come è l’altra parte della realtà.
Alessandro L.
Percepisci o hai percepito il reddito di cittadinanza? Racconta la tua esperienza scrivendo a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it e indicando nell’oggetto dell’e-mail “reddito di cittadinanza”.