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Elezioni Germania, Berlino è in tripla campagna elettorale: sarà una capitale ecologica?

Berlino. I cortili e gli spazi verdi delle scuole pullulano di vita, come se i primi giorni dell’anno scolastico cominciato il 9 agosto si svolgessero all’aperto. Non è arrivata l’ondata torrida del Sud Europa, e i diversi e innumerevoli spazi pubblici di Berlino sono come al solito vissuti da ogni tipo di persone: bambini, anziani, immigrati, disabili in carrozzella, dropout, sportivi…

Non si capisce bene quanti e quali siano i turisti (non moltissimi), perché i berlinesi d’estate sembrano stare il più possibile fuori casa e affollare i dehors. Incontriamo parecchi italiani “espatriati” e sembrano tutti contenti di questa grande capitale, dell’efficienza del suo trasporto pubblico, della vivacità quasi mai rumorosa della vita metropolitana e di vicinato, delle occasioni culturali. Persino i numerosi punti per il tampone gratuito (per i residenti è gratis!) sembrano talvolta allegri punti di incontro.

La gentrificazione avviatasi con la costruzione dei grattacieli a Potsdamer Platze e con la “fighettizzazione” di Prenzlauer Berg è comunque contenuta. Anche noi, nostalgici delle case occupate degli anni Ottanta, troviamo ancora centinaia di punti/spunti nella grande e multiforme città. A partire dalle aiuole aperte che in molti quartieri gli abitanti curano davanti alle case in cui abitano, e che arricchiscono spesso di panchine rudimentali attorno agli alberi.

A Berlino sta entrando nel vivo una tripla campagna elettorale: quella per il Parlamento nazionale, ma anche quella per il rinnovo del Parlamento e del governo locale, sia di Berlino città/regione che dei Bezirk, i 12 grandi quartieri ciascuno col suo Consiglio e il suo sindaco. A governare Berlino è stato negli ultimi anni, dal 2001, un sindaco socialdemocratico: attualmente in alleanza con i Verdi e con la Linke. È la cosiddetta alleanza rosso-rosso-verde, ma in precedenza si sono avuti anche governi Spd Cdu.

Fino a qualche settimana fa nessuno avrebbe scommesso su un nuovo sindaco socialdemocratico, vista la crisi di consensi nazionale della Spd e l’ulteriore calo previsto dai sondaggi anche locali che davano la Spd sotto al 20%. Come noto, in Germania non c’è l’elezione diretta del sindaco: gli accordi si fanno dopo il voto, ma tradizionalmente è il partito più forte quello che prende il sindaco. A Berlino i sondaggi favorivano i Verdi, dati fin sopra il 25%, ma ora non è più così e la socialdemocrazia, pur con un punteggio basso rispetto alla sua storia dovrebbe arrivare prima.

In teoria potrebbe, dopo le elezioni, scaricare i Verdi e la Linke e aprire a Cdu e ai liberali. Non è l’ipotesi più probabile. Molto dipenderà, da un lato, dallo scenario nazionale: quanto mai incerto, perché a poco più di un mese dal voto l’unica cosa sicura è che la destra populista e xenofoba resterà fuori da ogni ipotesi di alleanza di governo. Ma dipenderà anche dalle dinamiche locali, e dai temi più sentiti: in primis la casa e l’urbanistica, poi anche il traffico.

Un movimento dal basso di associazioni ha prodotto un referendum contro le grandi immobiliari, che si svolgerà in contemporanea con le elezioni. La proposta è di far tornare pubblica la proprietà di migliaia di appartamenti che precedenti amministrazioni hanno venduto a grandi società. Si parla anche di “esproprio”. Il referendum passerà perché è frutto di una raccolta di firme gigantesca (circa un berlinese su dieci ha firmato, in tempi di lockdown) e perché la condizione di inquilino è vissuta dalla stragrande maggioranza dei berlinesi. Oltre l’80% delle abitazioni è in affitto. Sui manifesti della campagna elettorale i partiti non danno indicazioni di voto sul referendum.

“Ma in sostanza la Linke è favorevole, Cdu e Liberali ovviamente contrari, Spd tiepida o divisa. La nostra candidata sindaca Verde ha già detto che voterà ‘sì’, ma preferiamo soluzioni più sostanziali. Esproprio è una parola da regime, ma soprattutto può essere una parola vuota perché bisognerebbe per legge espropriare a prezzi di mercato, quindi a costi altissimi. Siamo impegnati per negoziare e garantire affitti sostenibili e nuova edilizia verde e sociale, senza che si consumi troppo territorio”, ci dice la candidata Caterina Pieroth. A Berlino i Verdi hanno molto spazio anche perché i proprietari di auto sono una minoranza. C’è poco più di un auto ogni tre abitanti (a Milano poco più di una su due, a Torino due su tre) e anche se i Verdi negano di voler proibire il traffico automobilistico è evidente che sono l’espressione elettorale naturale di tutte le altre forme di mobilità.

Se a dispetto del momento magico avuto nei sondaggi tra il 2020 e l’inizio del 2021 i Verdi non riusciranno ad avere il sindaco a Berlino, un motivo importante potrebbe essere la scarsa popolarità della loro candidata sindaca, Bettina Jarash, rispetto a quella della concorrente Spd, Franziska Giffey. (Qualcosa di analogo lo si registra a livello nazionale dove il candidato cancelliere Spd, Olaf Sholtz, risulta più stimato della Grune Annelore Baerbock.) A Berlino, inoltre, resta molto competitiva – e nel solo nei quartieri della ex Berlino Est – la Linke che viaggia sul 15% nei sondaggi, mentre la Lista per il Clima e quella Animalista, che pure non prenderanno il quorum, rosicchiano qualcosa ai Verdi.

Come e più delle altre metropoli europee, Berlino dovrebbe con queste elezioni confermarsi come laboratorio avanzato, anche se ovviamente le contraddizioni non mancano. Le bottiglie di plastica e le lattine sono gestite con il vuoto a rendere, e sono per lo più poveri senza casa quelli che vedi girare a riempire borse e carrelli, soprattutto nelle zone dove si beve fuori. Buona pratica ecologica avanzata, ma anche evidenza delle sacche di miseria. Berlino, potenziale capitale ecologica, ma ancora senza pannelli solari né pale eoliche.

P.s. Chissà cosa pensava del futuro di Berlino il principe Otto Bismarck, il cancelliere di ferro del passaggio tra Prussia e Impero tedesco. Certo non avrebbe mai immaginato di essere contestato nel 2021 per il grande lavoro diplomatico che fece per facilitare le altre potenze europee a spartirsi l’Africa nella conferenza di Berlino nel 1884. Collegandosi al lavoro culturale sulla decolonizzazione portato avanti dal centro culturale Savvy, due artisti berlinesi stanno ultimando una grande copia in cartapesta del monumento a Bismarck nel Tiergarten. La contestazione postuma si concentrerà sulla copia in cartapesta evitando conflitti sul monumento originale.

Foto di Paolo Hutter