Cultura

Kurt Weill, a Torino due giornate per raccontare l’eclettico compositore tedesco

Il 21 e 22 maggio prossimi, a Torino, sotto un titolo altisonante – “Music, Cinema and Modernism” – si parlerà di Kurt Weill, l’eclettico compositore tedesco nato a Dessau nel 1900, acclamato nella Repubblica di Weimar, emigrato all’avvento del nazismo dapprima a Parigi e a Londra, indi negli Stati Uniti; naturalizzato americano, morì cinquantenne a New York.

Tre momenti biografici, tre spezzoni di una carriera multiforme, dedita a generi musicali disparati: teatro d’opera; musica orchestrale, radio, film, balletto; operetta, cabaret, canzone. Di quest’artista poliedrico parleranno i maggiori conoscitori, convitati da varie università e istituti di ricerca europei e americani. In particolare, le relazioni d’apertura di Stephen Hinton (Stanford) e Nils Grosch (Salisburgo) faranno il punto sul rapporto di Weill con i nuovi media, e sulle varie immagini che del musicista ha fornito la ricezione critica.

“Vogliamo valorizzare un compositore conosciuto, ma lasciato ai margini” dice la curatrice, Marida Rizzuti, che lavora nel Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Torino; “confidiamo di poter dare avvio a riflessioni sul ruolo ch’egli ha svolto, e sull’eredità lasciata al Novecento”. Un’eredità alla quale attinsero anche alcuni compositori dell’avanguardia italiana, a partire dagli anni Cinquanta. È il caso di Luciano Berio e Bruno Maderna: a loro sarà dedicato l’intervento di Leo Izzo (Bologna) e Angela Ida De Benedictis (Basilea).

Si indagherà anche la recezione “indiretta” di Weill: per Maderna, quella mediata da un’attrice come Laura Betti; per Berio, dell’indimenticabile Cathy Berberian. In controluce verrà discusso il caso inverso, ossia il mancato riverbero di Weill nel pensiero e nell’opera di un musicista come Luigi Nono. Weill, che in Germania aveva acquisito una salda formazione classica alla scuola di Ferruccio Busoni, si lasciò poi accattivare dal jazz e dal blues, ma anche dall’operetta e dalla danza. Questo processo di assorbimento di nuovi apporti culturali verrà messo in luce da Wolfgang Rumpf (Radio Brema) in termini generali, da Kara McKechnie (Leeds) nel caso specifico dell’opera Street Scene, data a Broadway nel 1947, basata sull’omonimo dramma di Elmer Rice, premio Pulitzer 1929.

Un momento stellare nella parabola di Weill fu il rapporto con il drammaturgo Bertolt Brecht. La collaborazione, iniziata nel 1927, durò tre anni e diede frutti memorabili come L’opera da tre soldi e Ascesa e caduta della città di Mahagonny. In Italia la fortuna di Brecht è storicamente legata agli allestimenti di Giorgio Strehler nel Piccolo Teatro di Milano: il florido e fecondo sodalizio tra il giovane regista triestino e l’anziano drammaturgo bavarese verrà illustrato da Valentina Garavaglia (Milano). Da parte sua, Paolo Soddu (Torino) ripercorrerà la fortuna dell’Opera da tre soldi attraverso una panoramica delle regie di Strehler negli anni Cinquanta e Settanta; ad attori affermati e già inseriti nelle produzioni del Piccolo si aggiunsero interpreti più popolari, Mario Carotenuto e Milly nel 1956, Milva, Domenico Modugno e Gianni Agus nel 1972/73.

Giacomo Albert, esperto di musica elettronica e applicazioni digitali, propone un intervento a largo raggio sulla fortuna di Weill nella critica e nella musicologia italiana: oltre che sui testi di storia della musica, la documenterà sulle testate giornalistiche, il Corriere della sera in primis. Un altro affondo verterà sulle pagine di critici e musicologi di varie tendenze: Della Corte, Pannain, Rognoni, Mila, d’Amico, Bortolotto, Isotta. Di fatto, nelle diverse immagini di Weill si riflettono le linee dominanti del dibattito estetico-critico italiano di allora e di oggi. Dei tanti altri ghiotti temi del convegno ne segnalo ancora uno, nevralgico: il rapporto di Weill con la musica per film, analizzato da due musicologi specialisti del campo, Roberto Calabretto (Udine) e Francesco Finocchiaro (Padova).

Le due giornate sono promosse congiuntamente dal Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Torino (corsi di laurea Dams e Cam) e dal “Centro studi Opera omnia Luigi Boccherini” di Lucca, con il sostegno della Kurt Weill Foundation for Music di New York: un bell’esempio di cooperazione transatlantica. La diretta dei lavori si potrà seguire su www.unito.it/media. Il video sarà pubblicato nella sezione on-demand dello stesso sito.

Crediti immagine di copertina: The Kurt Weill Foundation for Music – Fotografia scattata a New York, nei primi anni Quaranta. Fotografo sconosciuto.