Politica

Riaprire adesso può significare riaprire al virus

di Riccardo Mastrorillo

“Immaginatevi di mettervi il preservativo per farvi una sega. Ecco, questa è la mascherina. Mettersi il preservativo per farsi una sega! Ribellatevi, fatevi sentire, occupate il Palazzo!”. Vittorio Sgarbi, parlamentare della destra italiana, 5 aprile 2021.

Non crediamo necessario difendere il ministro Roberto Speranza dagli attacchi, politici e financo personali, che in questi ultimi giorni gli sono stati mossi. Attacchi che, senza remore, definiamo vili, indegni e soprattutto criminali. Agli attacchi al ministro della Salute come Critica Liberale rispondiamo con l’accusa, e con ampia disponibilità di prove, di omicidio colposo nei confronti dei tanti troppi politici che hanno minimizzato, ignorato e strumentalizzato la pandemia, da un anno a questa parte. Ci riferiamo a coloro che hanno pubblicamente dichiarato che non vi sarebbe stata nessuna seconda ondata, a coloro che hanno parlato di “dittatura sanitaria”, a coloro che hanno rifiutato di indossare la mascherina, se non addirittura, compiendo un vero e proprio abuso di potere, l’hanno vietata!

Roberto Speranza si è trovato, dopo appena cinque mesi dal suo insediamento a contrastare la situazione sanitaria peggiore della Storia, reggendo un dicastero mutilato e inerme a causa di scelte precedenti scellerate e ideologiche e da pesantissimi tagli economici.

La Costituzione stabilisce tra i suoi valori e tra i diritti fondamentali, in parità, i diritti alla libertà personale e il diritto alla salute. Come liberali abbiamo precisa cognizione del principio che “la nostra libertà finisce quando inizia la libertà altrui”, ed in base a questo principio abbiamo compreso e condiviso la scelta fatta dal governo e dal Parlamento di limitare la libertà personale, comprese le libertà economiche, per tutelare il diritto alla salute, se non alla vita stessa degli individui. Si può discutere sulle forme e le modalità di queste limitazioni e, da subito, lo ricordiamo, noi lo abbiamo fatto. Non si può discutere del principio che, per garantire la vita, si possano limitare le libertà economiche.

Quando nel 1918 l’Italia fu colpita dall’influenza “Spagnola”, furono adottate misure di limitazione delle libertà personali ben più dure di quelle adottate nel corso dell’ultimo anno. All’epoca non esisteva certo questa proliferazione di ristoranti, non esistevano gli impianti sciistici e anche le località di villeggiatura erano molte di meno, ma in alcuni posti fu imposta una chiusura totale. Quelle misure furono stabilite dai Prefetti, in una situazione giuridica che già aveva limitato le garanzie costituzionali per causa della guerra. E di questo vi diamo ampia testimonianza riportando una serie di interrogazioni, presentate da svariati deputati (desunte dai resoconti stenografici dell’epoca), che addirittura reclamavano misure più restrittive.

Siamo, invece, preoccupati delle scelte, a nostro avviso imprudenti, di procedere a riaperture che sono paragonabili solo con quegli Stati in cui la vaccinazione ha coperto quasi totalmente la popolazione, cosa che da noi non è ancora avvenuta. Queste aperture – incautamente approvate sull’onda emotiva di irresponsabili pressioni da parte della Lega di Matteo Salvini (che infatti sul voto sul coprifuoco si è astenuta, ndr) – possono pregiudicare irrimediabilmente i pesanti sacrifici finora fatti dalla popolazione e dalle istituzioni. Per non parlare delle intollerabili violenze, strumentalizzate da criminali neofascisti davanti al Parlamento, a cui abbiamo assistito in questi giorni.

La scelta di riaprire ci sembra una surrettizia inversione delle priorità ideali in spregio alla Costituzione e ai valori di civile convivenza: anteporre le esigenze economiche, peraltro con norme platealmente discriminatorie (ristoratori con tavoli all’aperto contro ristoratori costretti al servizio al chiuso), rispetto alle esigenze di garantire la vita e la salute dei cittadini, ci sembra una scelta irrazionale, ma soprattutto evidentemente priva di qualsiasi deliberazione democratica.

Stabilire l’inversione delle priorità, in assenza di un voto del Parlamento, ammesso che sia sufficiente, è un vulnus istituzionale ben più grave delle questioni formali per esempio sull’uso dei dpcm – questione che, peraltro, sollevammo tra i primi. La scelta di riaprire ci pare anche priva di qualsiasi valutazione scientifica: contro le considerazioni dei medici e degli esperti. Mentre la scelta di imporre le chiusure è sempre stata dettata da oggettive valutazioni tecnico-scientifiche, escludendo qualche irresponsabile negazionista a caccia di popolarità.

Se il governo Draghi ritiene che l’Economia sia sovraordinata idealmente alla Salute lo dica chiaramente, assumendosene pienamente tutte le responsabilità: saremmo allora noi tra i primi a suggerire a Roberto Speranza di dimettersi e di passare all’opposizione contro la politica criminale di chi sarebbe disponibile a sacrificare cittadini, pur di garantire le libertà economiche. Come mai non ci occupiamo della plateale inadeguatezza di alcuni presidenti di Regione? Guarda caso esponenti di quei partiti che non perdono occasione per sciacallaggi indisturbati, grazie ad una informazione, spesso, becera e inadeguata.

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