Cronaca

Vaccini, l’accelerazione di Germania, Francia e Spagna rispetto all’Italia. Dalle classi di età al fattore AstraZeneca – Il confronto

Negli ultimi giorni i grandi Paesi europei hanno registrato nuovi record nel numero di somministrazioni giornalieri, superando il nostro Paese per percentuale di popolazione vaccinata. Le consegne però sono in ritardo per tutta l'Ue e lo sforzo rischia di essere vanificato: ecco la situazione italiana e le differenze con Parigi, Berlino e Madrid

Priorità ai più anziani: il commissario Francesco Paolo Figliuolo venerdì ha firmato una nuova ordinanza per accelerare le vaccinazioni di over 80 e persone fragili, per poi proseguire seguendo in primis il criterio dell’età. Un’esigenza dettata dalle circostanze, visto che il vaccino AstraZeneca può essere ora somministrato solo a chi ha più di 60 anni. Nella pratica, un tentativo per arrivare a quella accelerazione che secondo il commissario Figliuolo già sarebbe dovuta cominciare a fine marzo. Invece l’Italia è rimasto al palo, mentre gli altri grandi Paesi dell’Unione europea nei giorni scorsi hanno fatto registrare un numero di vaccinazioni record: dalle 716mila della Germania alle 450mila della Spagna. Una prova di forza che potrebbe rivelarsi inutile, se poi nelle prossime settimane le dosi continueranno ad arrivare con il contagocce. Intanto però la fotografia attuale dice che dopo un inizio della campagna da prima della classe, oggi l’Italia è dietro a Berlino, Madrid e Parigi per percentuale di abitanti che hanno ricevuto almeno una dose.

Il divario Germania e Spagna lo hanno scavato tutto negli ultimi giorni: all’8 aprile la media settimanale spagnola era di 0,55 inoculazioni al giorno per 100mila abitanti, quella tedesca a 0.45, quella italiana ferma 0.39 come quella francese. Parigi però ha corso tra giovedì e venerdì, con prima 437mila e poi 510mila dosi utilizzate in 24 ore. Numeri simili a quelli spagnoli: venerdì 420mila somministrazioni, circa 33mila in meno del record assoluto toccato giovedì con 453mila. L’8 aprile è stato anche il giorno in cui la Germania si è riscoperta efficiente: 716mila dosi in 24 ore, dopo le 667mila di mercoledì. Prima di allora, nonostante siano il Paese Ue più popoloso e quindi con più dosi a disposizione, i tedeschi non avevano mai superato quota 400mila.

Nello stesso momento anche l’Italia ha toccato il suo record assoluto, ma il problema è che le cifre sono molto più modeste: 306mila somministrazioni mercoledì, 300mila giovedì. Venerdì la quota di dosi utilizzate è tornato a scendere a 290mila. E pensare che secondo il piano diffuso il 13 marzo scorso dal generale Figliuolo, l’Italia avrebbe dovuto tenere una media di 300mila vaccinazioni al giorno già a partire dall’ultima settimana del mese scorso. A partire da metà aprile, invece, si sarebbe dovuti arrivare a tenere un ritmo da mezzo milioni di somministrazione ogni 24 ore. Un target che adesso appare utopia. Da qui la richiesta di un’accelerazione almeno con la categoria dei più anziani: secondo il report settimanale della presidenza del Consiglio dei ministri, il 68,2% degli over 80 in Italia ha ricevuto almeno una dose di vaccino, mentre il 38,79% le ha ricevute entrambe. Nella categoria 70-79 anni invece la percentuale di chi ha ricevuto una dose cala drasticamente al 19,89% (appena il 2,48% le ha ricevute entrambe). Per quanto riguarda il personale sanitario, i vaccinati sono il 91,63% con una dose e il 75,29% con due. Tra il personale scolastico, invece, il 72,13% ha ricevuto una dose e lo 0,95% anche il richiamo.

A questo punto, visto che non si può contare sulla quantità di dosi, è meglio puntare su quelle categorie che ad oggi rappresentano ancora la maggior parte dei decessi: i dati Iss dicono che degli oltre 100mila morti Covid in Italia, solo l’1,1% sono persone sotto i 50 anni. La Francia, ad esempio, ha vaccinato già almeno con una dose il 63,7% degli over 75 e il 37,5% degli over 65. La quota dei 50-64enni con una somministrazione è molto più bassa, al 18,1%. In Italia al contrario sono state fatte più somministrazioni a persone che hanno tra i 50 e i 59 anni rispetto a quelle destinate ai 60enni o ai 70enni. Dopo che le previsioni sul ritmo di vaccinazioni sono state disattese, il commissario Figliuolo e le Regioni sono chiamati a invertire la marcia almeno sotto questo aspetto, che se non altro potrebbe rilevarsi cruciale per alleggerire la pressione sugli ospedali.

Il problema principale però resta la carenza della materia prima, ovvero delle dosi: dopo che venerdì la Toscana ha momentaneamente chiuso tutti gli hub regionali per carenza di dosi, oggi arriva la notizia che anche i centri vaccinali della provincia di Avellino sospenderanno le inoculazioni fino a data da destinarsi. Le dosi rimaste in frigorifero bastano solamente per i richiami: una situazione che a giorni alterni si sta verificando in molte Asl in tutta Italia. In totale ad oggi alla Regioni restano 3 milioni di dosi di scorta a disposizione: su 15.568.730 ne sono state utilizzate 12.509.898, l’80.4%. Con le forniture sempre avvolte da un velo di incertezza, così si spiega perché il numero di somministrazioni giornalieri non possa aumentare. Gli altri Paesi Ue sono nella stessa situazione: in Germania, ad esempio, su quasi 20 milioni di dosi a disposizione ne sono state utilizzate il 76,3% e ne restano a disposizione circa 5 milioni.

Perché allora Berlino, così come Parigi o Madrid, hanno accelerato? La spiegazione potrebbe essere semplicemente la volontà di testare la macchina nazionale, prima di tornare a una media inferiore e “calibrata” sul numero di dosi in arrivo. Un altro dato di fatto però è l’impatto che AstraZeneca, tra dubbi sulla sicurezza e ritardi nelle forniture, ha avuto e continua ad avere sulla campagna italiana. Sempre secondo il piano di Figliuolo, l’azienda anglo-svedese dovrebbe garantire all’Italia 10 milioni di dosi da qui a fine giugno: per ora, delle 340mila previste per il 14 aprile ne arriveranno la metà, 175mila. La Francia, invece, ha programmato di riceverne poco più di mezzo milione nei prossimi due mesi. Sia Parigi che Berlino, infatti, in base agli acquisti effettuati nell’ambito dello schema di ripartizione gestito dalla Commissione europea, possono contare su una quota di fiale di AstraZeneca in percentuale minore rispetto al totale delle forniture. Ecco i numeri: la Francia ad oggi ha ricevuto poco più di 4 milioni di dosi da AstraZeneca e 11,5 milioni di dosi Pfizer. La Germania ha avuto da Pfizer 12,3 milioni di dosi, contro le 5,5 milioni consegnata da AstraZeneca. L’Italia ha ricevuto 3,9 milioni di dosi Astrazeneca, mentre sono 10,2 quelle arrivate da Pfizer.