Ambiente & Veleni

Insieme al vento arriva la morte dei boschi, ma non si fa nulla per prevenirla

Il 16 marzo su Torino spira il föhn, forte vento caldo di ricaduta, quello che i latini chiamavano “favonio” e che preannunciava la primavera. In realtà, da molti anni non preannuncia un bel nulla e contribuisce solo all’innalzamento delle temperature. Non solo questo: il föhn è anche un involontario ausilio per i piromani, che lo attendono con ansia per potersi godere con più maestosità l’esito dei loro gesti criminali. Quello che accade proprio il 16 marzo: l’ennesimo rogo alle pendici del Monte Musiné, all’inizio della Valle Susa, il monte un tempo famoso per ipotetici Ufo, e da anni a questa parte per reali roghi.

Così a Torino la gente si augura che arrivi il vento per spazzare via l’inquinamento che ne fa la città più inquinata d’Italia e con il vento arriva la morte dei boschi. Ma di sicuro pochi capiscono che l’aria che respirano è intrisa di cadaveri.

Qualche giorno prima: 10 marzo. Ricevo una mail che proviene dall’esatto opposto della penisola, la Sicilia. È il Coordinamento Regionale Siciliano “Salviamo i Boschi” che mi informa di aver depositato il 19 febbraio, presso la Procura della Repubblica di Trapani, un esposto con cui denuncia che a causa dell’opera di piromani la superficie totale bruciata in Sicilia dal 1° giugno al 30 ottobre 2020 ammonterebbe a ben 35.900 ettari. In una regione – tra l’altro – che più di altre patisce il cambiamento climatico. I piromani qui attendono l’arrivo dei forti venti di scirocco per poi passare all’azione. Una delle aree più colpite e preziose? La famosa Riserva dello Zingaro.

Da nord a sud l’Italia è unificata anche da questo delitto: l’incendio boschivo. E veniamo allo sviluppo sostenibile, veniamo a questa Italia che si riscopre verde mentre di verde ce n’è sempre meno: “Sostenibilità, basta con questo imbroglio” denuncia giustamente una persona sensibile come Gianfranco Amendola, che in passato si battè proprio contro i crimini ambientali.

Cosa si fa per prevenire e per reprimere questa piaga italiana degli incendi dolosi? Nulla. Anzi. La mano pubblica opera in direzione “ostinata e contraria”. Esisteva un apposito Corpo Forestale e si è pensato bene di sopprimerlo per inglobarlo nei carabinieri. Anzi. L’ultimo atto del Governo Gentiloni fu quello di incentivare il taglio dei boschi, con il nuovo Testo Unico Forestale. Questi sono i fatti. Solo i gonzi credono alle parole, che adesso sono la “transizione ecologica”: parole magiche.

Si dimostri che al verde ci si tiene davvero. Si arresti il consumo di suolo; si operi per la trasformazione dei boschi da cedui in fustaie; si inaspriscano sensibilmente le pene per quelli che sono ecocidi come gli incendi boschivi. Si introduca l’istituto della ricompensa (sì, proprio “la taglia”) per individuare i responsabili, che spesso sono noti ma nessuno li denuncia. Si faccia qualcosa di concreto, perdio! Basta con le stupide parole, ne abbiamo le scatole piene e anche qualcos’altro. Passate ai fatti, ma non quelli di riempire i crinali di pale eoliche e i terreni agricoli di pannelli solari!