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Attualità

Sanremo 2021, le pagelle di Silvia Truzzi: per Giovanna Botteri nemmeno metà del tempo dato alla Palombelli. Ibra “inno” volgare al macho machissimo - 4/6

Amadeus e Fiorello si sono caricati sulle spalle tutto il peso di questo infernale, infinito festival, spogliato di tutto. Venticinque ore di diretta in cui si sono spesi (soprattutto Fiorello, che ha fatto ben più del suo) con grande generosità. Tutto lo spettacolo senza spettacolo l’hanno fatto loro, grazie alla chimica di un’amicizia lunga una vita. Ma c'è una pecca...

Egoimovic, il superuomo zlatano

Ibrahimovic è venuto a Sanremo per quattro sere su cinque e gli autori gli hanno costruito attorno il nulla. Ha fatto sempre, sempre!, la stessa cosa, ovvero la parodia (inconsapevole) di se stesso. Fino al monologo finale, che un monologo non si nega a nessuno. Questo il testo: “Se non fai sfida con te stesso non puoi crescere. Quando scendi in campo puoi vincere e puoi perdere. Ho vinto 11 scudetti, ma anche perso qualcuno, ho vinto tantissime coppe e anche perso qualcuna. Sono Zlatan quando vinco e quando perdo. Ho fatto più di cinquecento gol ma ne ho anche sbagliato qualcuno, ma pochi. Il fallimento non è il contrario del successo, è una parte del successo. Fare niente è il più grande sbaglio che puoi fare. Se sbaglia Zlatan puoi sbagliare anche tu. Impegno, dedizione, costanza, concentrazione”. L’incidente in autostrada e l’autostop almeno gli hanno fornito un diversivo, qualcosa d’altro da raccontare. Altrimenti è tutto un parlare di guerrieri, campioni e gladiatori (danni da Russel Crowe). Un lungo inno, stucchevolissimo e volgare, al macho machissimo (“portami tua sorella”, ipse dixit).