Società

Terza ondata, cosa penso che il Covid dovrebbe averci insegnato finora

di Vincenzo Califano

Sono stato una delle tante vittime della seconda ondata di Covid nell’autunno 2020 e, ancora oggi, faccio i conti con i postumi di una malattia che presenta ancora troppi lati oscuri riguardo alle conseguenze che determina nell’organismo di chi sopravvive. A distanza di un anno ci troviamo a vivere la cosiddetta “terza ondata” che presenta già numerose varianti accertate in grado di vanificare gli sforzi di vaccinare tutta la popolazione, a causa dei tempi lunghi che servono e della penuria dei vaccini disponibili.

Diciamo pure che l’arrivo di Mario Draghi alla guida di un governo le cui sembianze sono quelle di un’armata Brancaleone non rappresenta l’attesa e invocata svolta per uscire dall’emergenza e tornare a una “normalità” che, probabilmente, non sarà più quella di prima. Difesa della salute e della vita insieme alla salvaguardia socio-economica delle comunità rappresentano la sfida con la quale devono confrontarsi i governi nazionali, regionali e locali, perché si tratta di una nuova forma di “terrorismo universale” in grado di produrre ovunque vittime e danni incalcolabili.

Così, mettendo in ginocchio le economie mondiali – che, per sopravvivere a questa e a qualunque altra pandemia, devono essere in grado di trovare una risposta nuova ai fabbisogni generali e particolari scaturiti da questa nuova minaccia per l’umanità – che cosa dovrebbe averci insegnato, fino a oggi, il Covid?

1) Un Paese moderno ha bisogno di un governo centrale della sanità pubblica di cui le Regioni sono i soggetti attuatori, secondo una visione unitaria delle strategie e della disponibilità di personale e mezzi per combattere qualunque forma di pandemia, senza dover trascurare l’ordinaria assistenza sanitaria legata alle centinaia di altre patologie per le quali si soffre e si muore.

2) La ricerca scientifica e le sue applicazioni sanitarie devono essere governate di concerto tra istituzioni pubbliche e private, conservando il primato del pubblico e realizzando un centro nazionale di produzione dei vaccini per soddisfare il fabbisogno italiano.

3) Va riscritto sotto l’egida dello Stato il patto sociale tra mondo dell’impresa e quello del lavoro, secondo una visione di reciproca sussidiarietà, indispensabile per la sopravvivenza socio-economica in qualunque situazione di emergenza, anche non strettamente di natura sanitaria.

4) L’istruzione, a tutti i livelli, rappresenta una priorità da garantire in sicurezza e in continuità, da attuarsi attraverso una rivisitazione complessiva del sistema formativo, facendo tesoro dell’esperienza maturata.

5) Un paese moderno e competitivo deve mettere in sicurezza il proprio territorio e potenziare il sistema dei trasporti per garantire una mobilità efficiente, sicura e sostenibile.

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