Cultura

Dal Forlanini al Santo Spirito: gli ospedali storici, incautamente chiusi, sono capolavori da tutelare

Alcuni sembrano sontuosi palazzi del potere o dimore nobiliari e si stagliano imponenti e isolati nel territorio circostante per essere visibili; altri sono integrati nel contesto, un unicum con le case adiacenti: sono i tanti bellissimi edifici della salute. Costruiti in epoche diverse e quindi progettati in stili diversi – molto varie sono poi le fatture – severi o leggiadri, hanno raccolto storie di umana sofferenza, di studi, di ricerche, di simposi, di incontri tra medici provenienti da mondi ed epoche disparate.

Gli antichi ospedali diffusi sul territorio, specie nei grandi centri urbani, sono veri capolavori di architettura che andrebbero tutelati non solo in quanto edifici storici ma anche nella loro funzione originaria.

La polemica su alcuni ospedali romani – inopinatamente chiusi dopo onerose ristrutturazioni – inaspritasi ancora più in epoca Covid, ha fatto riscoprire a tanti di altre città, gioielli di architettura come il Forlanini ed il Santo Spirito.

Architettura degli anni 30 ma non razionalista, su progetto dell’ufficio tecnico dell’Infps, il Forlanini, era molto più di un ospedale, ma una cittadella della salute di oltre 170.000 mq per le malattie polmonari e non solo, il più importante centro di ricerca e cura antitubercolare del mondo.

L’atrio magniloquente, gli spazi aulici, realizzati con materiali pregiati, le numerose statue, non avevano impedito di progettare i reparti e soprattutto le sale di degenza che potevano arrivare in emergenza ad ospitare 4000 posti, secondo criteri avanzatissimi e di massimo comfort.

Un discorso a parte merita quello che è considerato forse il più antico ospedale del mondo, il Santo Spirito in Saxia, le cui origini risalgono al 727 d.C., per opera del Re dei Sassoni al fin di dare cure e rifugio ai propri connazionali ed alleviare le sofferenze dopo un lungo e travagliato pellegrinaggio presso la tomba dell’Apostolo Pietro. L’area era anticamente occupata dagli “Horti” di Agrippina Maior (14 a.C. – 33 d.C.). Papa Sisto IV ne curò, dalla sua nomina nel 1471, la ristrutturazione dopo che incendi e saccheggi ne avevano causato la rovina.

Lo stesso impegno a favore dei pellegrini e malati, anche se in strutture diverse e distanti, si ebbe con la prestigiosa istituzione sabauda dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro sorto nel 1573 per volere di Emanuele Filiberto Duca di Savoia. Ancor oggi la struttura è attiva e presente nel territorio torinese con una serie di complessi di cui uno sulla via Francigena, a Sant’Antonio di Ranverso, originariamente costruito per la cura dei pellegrini in viaggio verso Roma e juvarriana Palazzina di Caccia di Stupinigi, in linea retta con il grandioso ed eccellente Ospedale Mauriziano, più volte ristrutturato ed ampliato, sino a raggiungere l’elegante attuale configurazione per tutto un isolato con la maestosa facciata sulla via Stupinigi (ora Turati).

Analogamente a Santo Spirito, dove la parte monumentale è diventata Polo Museale: si è creata una Fondazione che scinde la funzione ospedaliera come Asl da quella culturale.

Destino assurdo invece quello per il San Giacomo sempre a Roma. Altro splendido esempio di architettura ospedaliera risalente come origine al 1339, la ricostruzione cui si deve l’attuale ed imponente forma ad H ed anche il Teatro anatomico, fu opera del Cardinale Salviati su progetto nel 1592 del Capriani e poi Maderno. Nel 2007 si arriva alla previsione di metterlo all’asta e destinarlo ad altre funzioni, di fatto, ne blocca la vendita l’erede del Cardinale, Maria Oliva Salviati, che ritrova il testamento del suo antenato in cui era stato istituito un vincolo di destinazione d’uso ospedaliero sul bene.

Straordinario poi l’Ospedale di San Giovanni e Paolo a Venezia con la spettacolare facciata del 1490, al suo interno nella parte museale, ora facente parte del Polo Museale della Scuola Grande di San Marco, un’antica e benefica istituzione veneziana.

Ospedale Santi Giovanni e Paolo, Venezia

Vi si trovano opere di Gentile Bellini, Giovanni Bellini, Jacopo Palma il Vecchio, Tintoretto; anche per questo si era diffusa la notizia, rivelatasi per fortuna infondata, della chiusura, suscitando la protesta di alcuni gruppi di cittadini.

A Milano occorre ricordare l’Ospedale Maggiore, citato dal Manzoni nei Promessi Sposi, progettato dal Filarete nel 1488, nato dalla riforma promossa dall’arcivescovo Rampini, resa poi operativa nel 1456 da Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. A Firenze, l’Arcispedale di Santa Maria Nuova fu fondato nel 1288 dal banchiere Folco Portinari, all’interno opere dei Della Robbia, Giambologna, Andrea del Castagno. A Napoli, l’Ospedale di S. Maria del Popolo degli Incurabili, fondato nel 1520 da una donna, la nobile Maria Lorenza Longo, come per gli altri Ospedali storici, la zona aulica fa parte di un Museo, qui identificato come Museo delle Arti Sanitarie.

In effetti i tantissimi storici edifici per la Salute dovrebbero essere considerati tutti musei per le Arti Sanitarie, dal 727 d.C. sino agli anni 30 anni, quando si perpetrò un vero e proprio fiorire di ospedali e sanatori in puro stile razionalista. Basti ricordare, il concetto della struttura a monoblocco come negli Spedali Civili di Brescia anche in virtù di una legge (R.D. 1631/38). A Sondalo, il Morelli per le malattie polmonari con annesso sanatorio, il nuovo Ospedale Maggiore di Milano (1933 – 1939) e il Policlinico di Modena del 1934 di Ettore Rossi.

L’elenco di queste meraviglie sarebbe lunghissimo, moltissimi sono infatti gli Ospedali storici, inseriti armonicamente nel contesto urbano, quindi fondamentali nelle città storico e di turismo culturale, speriamo di prossima ripresa, ed anche ovviamente per i residenti, un vero e proprio presidio di Cura e Cultura, che sono anche coincidenti.

La loro incauta chiusura, a volte dopo lavori impegnativi, ha determinato in tempi anche recenti, carenza di posti letto ed ha comportato il dover allestire con ulteriori costi in luoghi inidonei, come palacongressi, fiere e chiese, spazi per le degenze, ed ora con le vaccinazioni, oltre improbabili primuloni, la riapertura di musei chiusi da tempo, quando gli Ospedali storici, sono essi stessi, presidio di Salute e Bellezza.