Politica

Caso Regeni, l’onore perduto dell’Italia

Non credo che un altro Paese del mondo, fosse esso pure stato un Microstato polinesiano o una Repubblica delle banane, avrebbe accettato, senza battere ciglio, l’atroce assassinio preceduto da giorni di tortura di uno dei propri figli migliori da parte delle forze di sicurezza di un altro Stato, per di più presuntamente alleato e col quale invece si continuano a concludere lucrosi contratti, specie nel settore degli armamenti.

Eppure ciò è avvenuto. Giulio Regeni, giovane e brillante ricercatore che stava portando avanti il suo lavoro scientifico esplorando la società egiziana, è stato sequestrato, torturato e infine ucciso da parte delle forze di sicurezza egiziane, che rispondono direttamente al generale Al-Sisi il quale, secondo Matteo Renzi, è un “grande statista”.

Le forze politiche italiane, coll’unica eccezione di Leu e in particolare di Erasmo Palazzotto, tacciono vergognosamente e la vergogna di quanto è avvenuto minaccia di sommergerci tutte e tutti.

Più che mai ci ritroviamo un popolo senza memoria, senza dignità, senza onore. Le “nostre” forze politiche appaiono più che mai intente a procacciarsi, l’una contro l’altra armata, nuove occasioni di profitto. Salvini, quello del “prima gli italiani”, dichiarò già due anni fa che più importanti del caso Regeni gli sembravano i rapporti coll’Egitto. Di Renzi abbiamo già detto. E linea analoga è stata tenuta, salva forse qualche pietosa menzogna, da tutto l’arco politico italiano coll’eccezione menzionata.

L’onore dell’Italia lo salvano, come spesso accade, i magistrati. La Procura di Roma ha stabilito nomi e cognomi degli infami responsabili dell’assassinio e, trattandosi di funzionari dello Stato egiziano che hanno operato nella loro veste ufficiale come torturatori e assassini, sono altresì evidenti le responsabilità di quel regime, incarnato per l’appunto dal generale Al-Sisi e dai suoi collaboratori. Sono altresì evidenti gli sfacciati tentativi di depistaggio più volte avvenuti e che chiamano anch’essi in causa precise responsabilità del governo egiziano. Da ultimo costoro hanno avuto l’incredibile faccia tosta di riesumare la favoletta della banda di criminali, prontamente liquidata per evitare testimonianze scomode, che avrebbe ucciso Giulio.

L’Italia del resto, sebbene col consueto basso profilo che ci contraddistingue e ci umilia ulteriormente, è in buona compagnia nell’Unione europea. Basti citare il cinico Macron il quale pochi giorni fa ha conferito un’onorificenza importante proprio ad Al-Sisi.

Occorre del resto rendersi conto che i regimi mediorientali e nordafricani, come quello egiziano, sono il pilastro del dominio dell’imperialismo europeo e statunitense in quelle regioni ricche di materie prime. Sarebbe pertanto da ingenui chiedere ai governanti europei di condannare il proprio lacché. I massacri, le torture, gli omicidi, i sequestri e le sparizioni di cui il regime di Al-Sisi si è reso protagonista negli ultimi anni, per un totale di molte decine di migliaia, non sono stati compiuti per puro spirito di crudeltà e brutalità, ma per soffocare nel sangue ogni movimento popolare.

Quella della lotta contro il terrorismo, cui ricorre anche il cinico Macron mentre pensa a piazzare cospicui contratti a vantaggio della propria industria delle armi, è una scusa evidente. La principale vittima della repressione di Al-Sisi è stata e continua ad essere infatti la sinistra egiziana. E non è certo casuale che la ricerca che Giulio Regeni stava conducendo vertesse proprio sull’organizzazione sindacale di un importante settore del proletariato informale egiziano.

Cinici, Macron e gli altri, ma anche miopi. Per anni la Francia ha sostenuto il regime dittatoriale e liberticida di Ben Alì in Tunisia e la rivoluzione avvenuta in quel Paese all’inizio del 2011, per contrastare la quale il governo francese stava inviando proprie forze di polizia, l’ha talmente spiazzata da dover inscenare, per trovare un sostituto, la catastrofica invasione della Libia che paghiamo in tanti modi ancora oggi.

L’Unione europea in quanto tale ha interesse alla conservazione di regimi come quelli di Al-Sisi, sia dal punto di vista strategico, per il dominio della regione, sia da quello tattico, per beneficiare questa o quella cricca interessata alle armi o agli idrocarburi. Secondo Macron e gli altri questi regimi dovrebbero continuare, quale che sia il prezzo in termini di sangue e di miseria che pagano i loro popoli. Meglio prendersela con il Venezuela democratico e popolare, che invece rappresenta sì una minaccia per lorsignori e i loro interessi.

Da un’Italia così e da un’Europa così non possiamo quindi aspettarci nessuna giustizia, né per Giulio Regeni e la sua famiglia, né per il popolo egiziano.