Società

Coronavirus, sono un lavoratore espatriato all’estero e da luglio non posso tornare in Italia

di Simone

Sono un lavoratore italiano espatriato all’estero per conto di un impresa italiana e, nell’indifferenza generale, nell’ambito dei decreti di contenimento del Covid (ultimo datato 7 settembre) si stanno manifestando grandi ingiustizie nei confronti delle persone che si trovano nella mia condizione.

Mi spiego meglio, nel decreto c’è una lista di 16 Paesi extra Ue (allegato F nel testo del Dpcm) da cui è vietato l’ingresso in Italia, anche per i cittadini italiani residenti all’estero (iscritti all’Aire). L’iscrizione all’Aire è obbligatoria per chi svolge la propria attività lavorativa all’estero per oltre 180 giorni in un anno, quindi tutti gli espatriati italiani che lavorano nei paesi dell’Allegato F e che, rispettando la legge italiana, si sono iscritti all’Aire, dal 7 luglio non possono rientrare in Italia.

Questo a mio avviso è sbagliato ed ingiusto per vari motivi di carattere oggettivo che elenco di seguito:

1. Nel decreto si concede il rientro a chi risulta residente in Italia prima del 9 luglio 2020. Il cittadino italiano che oggi ha bisogno di rientrare a risiedere in Italia cosa dovrebbe fare?

2. I cittadini italiani residenti all’estero molto spesso hanno permessi di lavoro temporanei, se il permesso di lavoro scade e non viene rinnovato cosa dovremmo fare? Rimanere illegalmente nel paese estero perché in Italia non possiamo rientrare?

3. Se il contratto di lavoro scade e non viene rinnovato, come si può vietare al cittadino italiano di rientrare nel proprio Paese?

4. In linea generale, come si fa a vietare ad un cittadino di rientrare nel proprio Paese?

5. I Paesi inseriti all’”Allegato F, dovrebbero essere i più rischiosi ma alcuni di essi, seppure molto rischiosi al momento in cui sono stati inseriti nell’allegato, ora hanno situazioni Covid sotto controllo e dovrebbero essere tolti, ma evidentemente questa analisi non viene fatta. Cito un esempio: l’Armenia è stata inserita nell’elenco quando aveva circa 700 nuovi casi giornalieri, ad oggi ne ha poco più di 100, una diminuzione dell’85%; ma ancora è presente nei paesi ad alto rischio.

A me sembra una situazione ingiusta e per certi versi paradossale, anche perché sono ormai 2 mesi che queste regole sono in vigore e dureranno almeno per un altro mese (fino al 7 ottobre). Per quanto altro tempo dovremo continuare a subire questa assurda ingiustizia?

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