Mafie

‘Ndrangheta, boss Papalia fa causa al comune di Buccinasco per l’uso del cortile nella casa confiscata. Il sindaco: “Altra sfida allo Stato”

Il primo cittadino Rino Pruiti ha ricevuto lunedì l'atto di citazione da parte di colui che è considerato uno dei più importanti capi della criminalità organizzata al Nord: dopo i 26 anni di carcere, da tempo rivendica l'uso dell'area comune della villa di via Nearco, dove vive con la moglie, ma che per metà gli è stata confiscata. "Non se ne farebbero nulla di questi 4 metri quadrati di cortile cementato, evidentemente il loro scopo è un altro: continuare la sfida allo Stato invece di chiedere scusa e di pentirsi"

Rocco Papalia, considerato uno dei più importanti boss della ‘ndrangheta al Nord, che ha scontato 26 anni di carcere per sequestro di persona, traffico di droga, armi e omicidio, vuole poter utilizzare il cortile della villa di via Nearco, dove vive con la moglie, ma che per metà gli è stata confiscata. Per questo ha deciso di fare causa al comune di Buccinasco, dove vive, e al sindaco Rino Pruiti. Il primo cittadino ha ricevuto lunedì l’atto di citazione, datato 8 luglio: la prima udienza è fissata per metà novembre. “Il loro scopo – dice il sindaco Pruiti – è continuare la sfida allo Stato e contrastare l’azione culturale e sociale che in quel luogo stiamo svolgendo dal 2015″.

Non è la prima volta che Papalia rivendica l’uso del cortile comune. Lo aveva preteso dopo la sua scarcerazione, a maggio 2017, minacciando già allora le vie legali. Di fronte a queste richieste, il sindaco a marzo 2018 aveva voluto riunire per la prima volta la Giunta comunale proprio nel cortile della villa. A luglio dello stesso anno il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva disposto la misura di sicurezza detentiva della “casa di lavoro, proprio in seguito alle minacce rivolte da Papalia ai giornalisti in quell’occasione. Ai cronisti de ilfattoquotidiano.it disse “la ‘ndrangheta siete voi”. Da allora la famiglia era rimasta silente, fino all’atto di citazione arrivato sul tavolo del Comune a inizio settimana.

Nella parte di casa confiscata vivono in un appartamento alcuni minori stranieri, affidati tramite il progetto Sprar e l’associazione Villa Amantea a una famiglia che risiede invece nel secondo appartamento. Ci si accede appunto dal cortile: pochi metri quadrati che portano anche alla taverna e al box. I Papalia invece posso accedere al loro appartamento dall’ingresso principale e hanno a loro volta un cortile (che a sua volta sarebbe in comune). Quando parte della villa fu confiscata, i due cortili furono separati. L’avvocato del Comune propose quindi di mantenere le cose così come stanno: il cortile laterale e posteriore allo Stato, la parte frontale ai Papalia.

“Vuole l’uso del cortile dove ci sono i box confiscati dallo Stato e dati in uso al comune (li usiamo come magazzino)”, spiega il sindaco Pruiti. “Naturalmente – aggiunge – lui e la sua signora, non se ne farebbero nulla di questi 4 metri quadrati di cortile cementato, non si può sostare li ne fare nessuna attività condominiale, evidentemente il loro scopo è un altro: continuare la sfida allo Stato”, ribadisce il primo cittadino. “Invece di chiedere scusa e di pentirsi, invece di chiedere il perdono ai parenti delle sue vittime, appena tornato – ha scritto Pruiti sul proprio sito – una volta riaperti i tribunali dopo la pandemia, ha fatto causa civile al comune di Buccinasco e a me”.

La Giunta comunale si è subito riunita e ha nominato un legale: “Ci opporremo con qualsiasi mezzo lecito a questa richiesta indecente. L’agenzia per i beni confiscati del nord Italia, tramite il suo presidente Roberto Giarola, mi ha assicurato la sua piena collaborazione, in giornata informerò la Prefettura di Milano e il ministero degli Interni”, ha spiegato il sindaco chiedendo alla popolazione di “sostenere le iniziative che la mia amministrazione metterà in campo“.