Capitoli

  1. Coronavirus, il nuovo allarme dell’Oms: “Disinfettare tutto è inutile e dannoso”. Ecco perché
  2. La pulizia è d’obbligo
  3. I prodotti: la distinzione da fare
  4. Che cosa contengono
  5. Candeggina a go go
  6. Sanificare e disinfettare a regola d’arte
  7. Le alternative: ozono e radiazioni ultraviolette
  8. E se fossero cento per cento naturali?
  9. Non massacrate le spiagge
Attualità

E se fossero cento per cento naturali? - 8/9

C’è poi un altro fronte, ampiamente da esplorare, quello dell’utilizzo di prodotti per l’igienizzazione completamente naturali. Ci sono realtà come Flora, storica azienda leader di oli essenziali estratti da piante, che nelle scorse settimane ha inviato gratuitamente a diversi istituti sanitari, strutture ospedaliere, comuni, ecc. prodotti a base di alcol e oli essenziali puri al 100%, che riducono drasticamente l’impatto chimico sull’ambiente e sulla persona. “Gli oli essenziali si ottengono per distillazione o pressatura delle droghe da piante coltivate secondo il metodo di agricoltura biologica e/o biodinamica”, ci racconta Sonia De Angelis, ceo di Flora. “La composizione aromatica attribuisce loro proprietà antivirali, antibatteriche e antifunginee rendendo i prodotti che li contengono ottimi sanificanti e igienizzanti per l’ambiente e la persona. Le loro caratteristiche naturali consentono anche una diminuzione di possibili reazioni allergiche sulla persona. Sono tutti conformi alla normativa vigente. E non contengono PEG, PPG, derivati del petrolio, parabeni, viscosizzanti, coloranti e profumi sintetici”.

Il problema di questi dispositivi sono sicuramente i costi di produzione, più elevati rispetto ai prodotti standard. “Non è facile tenere bassi i costi perché la nostra politica è quella di pagare i nostri coltivatori in base alla resa della pianta e non rispetto al costo di mercato del Paese di origine della pianta stessa. In altre parole, se in Italia la resa, per esempio, del campo di rosa impone un prezzo di 10mila € al litro e la stessa resa avviene in Turchia, noi paghiamo la stessa cifra a prescindere dall’economia del Paese (Turchia) che sicuramente è molto diversa. Privilegiamo, dove possibile, il made in Italy, però tante piante non trovano le condizioni climatiche per essere coltivate nel nostro Paese e allora dobbiamo rivolgerci alle nazioni autoctone. In più la difficoltà a competere con i costi è dovuta alla facile reperibilità delle materie prime dei prodotti di sintesi, mentre per gli ingredienti di base naturali bisogna fare i conti con i tempi di crescita delle piante, regolati dai cicli naturali, e la loro resa, che non è mai prevedibile e standard. In definitiva, siamo sottoposti a fattori climatici e ambientali non soggetti al controllo dell’uomo”, conclude De Angelis.