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Recovery fund, come saranno spesi i 750 miliardi: 10 programmi europei per finanziare riforme, transizione green, digitalizzazione, misure sociali e sicurezza sanitaria in vista di future crisi

Dal rafforzamento del Just transition fund alla nuova Recovery and resilience facility, ecco gli assi su cui la Commissione immagina di distribuire le risorse (se arriverà il via libera dei leader). In questa cornice potrebbe inserirsi anche il Recovery plan italiano delineato dal premier Conte: ogni Paese dovrà infatti presentare un "recovery and resilience plan" con le sue priorità e le richieste di finanziamento alla Ue

Investimenti nella transizione verde e nel digitale, nelle infrastrutture sanitarie e nei laboratori, i progetti di ricerca e innovazione, nei settori strategici e nelle catene del valore essenziali in cui l’Unione europea punta a essere leader e ridurre la dipendenza dalle importazioni. Fondi per affrontare l’emergenza sociale legata alla perdita del lavoro causa coronavirus. Un nuovo strumento per ricapitalizzare le imprese in difficoltà. Ma anche soldi per lo sviluppo agricolo, il turismo e la cultura. Sono questi i principali assi su cui la Commissione europea immagina di distribuire i 750 miliardi del fondo per la ripresa Next Generation Eu proposto mercoledì e su cui ora i leader europei inizieranno a trattare. Una cornice in cui potrebbe inserirsi anche il Recovery plan italiano delineato dal premier Giuseppe Conte nella lettera al Fatto: ogni Paese stando al documento dell’esecutivo europeo dovrà infatti presentare un “recovery and resilience plan” con le sue priorità e le richieste di finanziamento alla Ue.

I 750 miliardi, raccolti sul mercato emettendo bond, dovrebbero essere ripartiti concedendone 500 a titolo di sovvenzioni e 250 come prestiti per finanziare programmi europei coerenti con le priorità della Commissione Von der Leyen. Secondo cui oltre a “riparare il danno di breve periodo causato dalla crisi” occorre usare quei soldi per “investire nel nostro futuro”. I canali individuati sono tre: il primo punta a “supportare i Paesi membri per gli investimenti e le riforme”, il secondo a fa ripartire l’economia europea incentivando investimenti privati, il terzo a “imparare la lezione della crisi”.

Del primo pilastro fa parte lo strumento più corposo, una nuova Recovery and resilience facility da 560 miliardi (310 di sovvenzioni e 250 di prestiti) che offrirà maggiore sostegno ai Paesi più colpiti dal Covid. Per accedervi si dovrà presentare un piano nazionale per la ripresa, basato sulle priorità identificate attraverso il Semestre europeo e in linea con le priorità Ue sulla transizione ‘verde’. Verranno finanziati per questa via investimenti per “affrontare le sfide economiche e sociali critiche dopo la crisi”, dice il documento, “in varie aree come il sociale, l’occupazione, l’istruzione, la ricerca e innovazione e la salute, ma anche aree legate al business environment come la pubblica amministrazione e il settore finanziario”. La Commissione offrirà “ampio supporto tecnico per assicurare che i fondi siano usati nel modo migliore possibile”

In più ci sarà una iniziativa chiamata React-Eu da 55 miliardi da allocare in base all’impatto socioeconomico della crisi, incluso il livello di disoccupazione giovanile. Questo strumento è pensato per “riempire il gap tra le prime misure di risposta e la ripresa di lungo periodo” e 5 miliardi saranno disponibili già nel 2020. Stando alla proposta della Commissione potranno essere usati per i programmi di coesione già attivi e per il Fondo di aiuto per i più deprivati. E’ previsto poi il rafforzamento del Just transition fund, lo strumento pensato per finanziare la transizione a un’economia circolare e neutrale sull’ambiente: arriverebbe a 40 miliardi. Altri 15 miliardi andrebbero a rimpolpare il fondo per lo sviluppo rurale.

Il secondo pilastro comprende un Solvency support instrument che mobilizzerà risorse per supportare le aziende “sane” ma danneggiate dal lockdown e sarà operativo già dal 2020 con un budget di 31 miliardi (che punta a sbloccarne 300 di investimenti). Aiuterà ad evitare “gravi carenze di capitale e default di aziende altrimenti solide”. Sarà poi incrementato a 15,3 miliardi il budget di InvestEu, l’ex Piano Juncker, e sarà creata una nuova Strategic investment facility da 15 miliardi che punta a generare 150 miliardi di investimenti in settori strategici come quelli legati alla doppia transizione verde e digitale. Supporterà progetti che dovrebbero contribuire a “costruire solide catene del valore in Europa e aumentare l’autonomia del mercato unico, pur mantenendo l’apertura alla competizione e al commercio”, assicurando “risorse per aziende strategicamente importanti

Il terzo pilastro prevede un programma, Eu4Health, per rafforzare con 9,4 miliardi la sicurezza sanitaria e prepararsi a eventuali future crisi. Saranno finanziati investimenti in infrastrutture critiche, attrezzature, laboratori e strumenti per la sorveglianza, la previsione e la prevenzione delle epidemie. Inoltre supporterà la creazione di un meccanismo per sviluppare e gestire prodotti rilevanti durante le crisi sanitarie come le medicine e i vaccini, i principi attivi e l’attrezzatura medica come ventilatori, i dispositivi di protezione, i materiali diagnostici. E aiuterà a creare una cornice di comunicazione europea che copra tutte le fasi della crisi. Infine arriveranno altri 2 miliardi per rescEU, il meccanismo europeo di protezione civile, 94,4 miliardi per Horizon Europe da dedicare alla ricerca sanitaria e sul clima e 16,5 miliardi per l’azione esterna incluso l’aiuto umanitario. Saranno utilizzati per supportare altri Paesi, in particolare nei Balcani e in Africa, nei loro sforzi per la lotta all’impatto della pandemia, in cooperazione con Onu e Oms.