Società

Coronavirus, questi numeri verdi di assistenza psicologica mi lasciano perplesso

Faccio lo psicoterapeuta da 40 anni quindi sono convinto che l’aiuto psicologico sia fondamentale in certi momenti della vita. Sono però perplesso rispetto a questo fiorire di numeri verdi ove psicologi, non ben definiti, fanno una sorta di consulenza estemporanea. Se voi sapete che per curare una malattia tipo una faringotonsillite batterica occorrono sette giorni in cui assumere tre compresse di antibiotici sareste soddisfatti nell’apprendere che si somministri a tutti una o due pillole di antibiotico per un solo giorno?

No, certamente perché – a quel punto – poche pillole rischiano di fare peggio che nulla. Possono provocare antibiotico resistenza, esporre il paziente agli effetti collaterali senza offrire quelli terapeutici e ingenerare nei pazienti la falsa idea di aver fatto una cura quando è del tutto evidente che non l’hanno fatta. Quando i sintomi, inevitabilmente, peggioreranno i pazienti si sentiranno ancora peggio e non proveranno neppure a fare la cura giusta perché pensano di averla già attuata.

Diranno a se stessi: “Ho provato anche in questa direzione e non sono migliorato! Sono inguaribile!”. In questo stato di prostrazione potranno ritenere di abbandonare ogni cura convinti di non potercela fare. Ho fatto questa metafora comprensibile per i non addetti ai lavori per spiegare che una cura psicoterapica o si fa o non si fa! Non esistono mezze misure, pannicelli caldi, consulti estemporanei che non sortiscono in nulla.

Ricordo il caso di un signore che una volta mi telefonò e disse: “Dottore, possiamo fare un poco di psicoterapia?”. Gli chiesi cosa intendesse e lui mi spiegò che avendo poco tempo e volendo spendere poco denaro intendeva uno o due incontri. Gli spiegai che non potevo sapere al telefono che tipo di problema avesse e in quanto tempo avrei potuto aiutarlo.

Mi rispose: “In fin dei conti un poco di psicoterapia non farà male”. Gli spiegai che se ci vedevamo per definire il suo problema poteva avere un senso ma non doveva avere la falsa aspettativa che al telefono gli avessi assicurato la guarigione dai sintomi in poche sedute.

La modalità con cui vengono propagandati al pubblico questi numeri verdi di aiuto psicologico mi appare molto ambiguo della serie: “ Visto che siamo in emergenza diamo quello che abbiamo”. Un poco come quando arrivarono mascherine di pseudo stoffa che apparivano assolutamente inidonee per i medici o gli operatori delle forze dell’ordine.

Sinceramente non so bene come vengano coordinate le telefonate di questi numeri verdi di tipo psicologico, se siano come temo affidate a giovani volontari sottopagati, se nel caso di necessità sfocino in una presa in carico da parte di qualche professionista? Ho però l’impressione che si ripeta l’esperienza, tipicamente italiana, di essere inviati al fronte in Russia con gli stivali di cartone.

Ritengo che se si vuole fare un vero servizio occorrano persone molto preparate a rispondere in quanto è difficile, in base a una telefonata, offrire indicazioni. Paradossalmente è più facile attuare una cura in quanto hai tempo per rimediare ad eventuali errori. In una telefonata tutto si gioca in pochi minuti.

Per non parlare dei possibili problemi legali legati alle conseguenze di queste pseudo consulenze o pseudo terapie. Inoltre alle spalle di questi consulti on-line occorre una struttura in grado di accogliere, nel caso di necessità, le persone sofferenti senza demandare ai servizi già esistenti che sono già oberati di casi clinici.