Diritti

Decreto Rilancio, gli aiuti per i disabili: 90 milioni al Fondo per le non autosufficienze e 40 per mettere in sicurezza i centri. Le associazioni: ‘Insoddisfatti. Ignorati su pensioni invalidità e assistenza domiciliare’

In generale il decreto, secondo le associazioni, risponde in minima parte alle richieste per far fronte all'emergenza. L'unica vittoria ottenuta è stata la revisione delle bozze e l'eliminazione della dicitura "disabili gravissimi" tra le condizioni per ricevere gli aiuti. Una definizione che, a detta delle associazioni, avrebbe creato ulteriori discriminazioni. L'ex sottosegretario Zoccano ha ringraziato il Colle per la sensibilità e per l'ascolto sulle richieste di modifica

Avevano chiesto investimenti consistenti e, almeno, un aumento della pensione di invalidità ferma da anni a 285 euro al mese, per le associazioni che tutelano i diritti dei disabili è arrivato un incremento di 90 milioni di euro per il Fondo per le non autosufficienze (FNA), di 40 milioni per mettere in sicurezza le strutture semiresidenziali e di 20 milioni al fondo per il Dopo di noi. Sono queste le misure decise dal decreto Rilancio, approvato il 14 maggio scorso dal consiglio dei ministri ed emanato dal presidente della Repubblica nelle scorse ore. Interventi che in generale non “soddisfano” le tante richieste che, secondo le associazioni, non sono state ascoltate e che ancora una volta non trovano realizzazione.

Rispetto alle bozze circolate negli ultimi giorni, le associazioni hanno almeno ottenuto una piccola vittoria. È sparito dal testo il termine “disabilità gravissima” come vincolo per l’utilizzo delle risorse destinate al Fondo per le non autosufficienze. Il termine “gravissima” non trova infatti nessun riscontro nel nostro ordinamento giuridico fondamentale per la disabilità, la legge 104/1992, che invece puntualizza il riconoscimento di sostegni economici senza fare nessuna distinzione tra persone con disabilità grave e gravissima. Soddisfatto Vincenzo Zoccano, già sottosegretario con delega alla Disabilità, che si è battuto per la modifica insieme a Comitato dei Caregiver Familiari Comma 255, FAND, Anmic, Anglat, TutteperItalia. “Certo i problemi in quel testo son ancora molti”, ha commentato, “a cominciare dal criterio di riparto del FNA che sebbene provvisorio non viene aggiornato dal 2016”. E, ha concluso, “un grazie in particolare anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la sensibilità dimostrata e l’ascolto alle istanze per rimuovere l’aggettivo discriminatorio ‘gravissima’”. Proprio al Colle si erano rivolte le associazioni nelle ultime ore, per chiedere che le bozze fossero modificate.

Incrementati il Fondo per le non autosufficienze e il Fondo per il “dopo di noi” –Per il 2020 vengono potenziati il Fondo per le non autosufficienze (FNA) con 90 milioni di euro, di cui 20 milioni sono da destinare obbligatoriamente ai progetti di Vita indipendente, e il Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (legge 112/2016, il cosiddetto “Dopo di noi”) con 20 milioni. Cifre che le principali Federazioni nazionali delle persone disabili ritengono non idonee al fabbisogno reale, come hanno denunciato in occasione dell’approvazione a dicembre 2019 della legge di Bilancio. “A seguito di questi aumenti il FNA passa dai 573 milioni del 2019 a 661 milioni di euro per il 2020, e il “dopo di noi” sale da 56 a 76 milioni” conferma al Fatto.it l’Ufficio Politiche in favore delle persone con disabilità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Basti pensare che a dicembre scorso, le associazioni avevano stimato almeno a 2 miliardi la soglia minima del Fondo per garantire la corretta assistenza. Una valutazione fatta prima dell’emergenza coronavirus e che ora si aggrava ancora di più di fronte alle carenze strutturali del sistema nazionale.

Istituito il Fondo di sostegno per le strutture semiresidenziali per persone con disabilità – Il decreto Rilancio, che riprende alcuni aspetti del Cura Italia, con la fase 2 crea anche un nuovo strumento economico temporaneo e chiamato Fondo di sostegno per le strutture semiresidenziali per persone con disabilità, con un investimento indicato di ulteriori 40 milioni di euro per il 2020. Il Fondo serve a garantire il riconoscimento di una indennità agli enti gestori delle medesime strutture, comunque siano denominate dalle normative regionali, a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario per persone con disabilità, che a causa dell’emergenza pandemica di Sars-Cov-2 devono affrontare nuovi oneri derivanti dall’adozione di Dpi per il personale lavoratore e gli utenti. Le nuove risorse erano state sollecitate dalle associazioni che, però, restano ancora in attesa della stesura dei Piani territoriali regionali per affrontare in sicurezza la riapertura dei Centri diurni per disabili.

Le richieste della FAND al governo – Per il presidente della FAND Nazaro Pagano “emerge una certa preoccupazione perché di fronte agli aumenti del FNA e sul Dopo di noi comunque insufficienti e l’istituzione del Fondo per le strutture semiresidenziali finanziato solo per l’emergenza, ci sono ancora troppe questioni rimaste irrisolte”. Il numero uno della FAND elenca una serie di punti dirimenti presenti anche in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio. “Avevamo chiesto al premier Conte che si adottassero criteri di massima attenzione per le persone disabili, come ad esempio maggiori ammortizzatori sociali del Fondo di Integrazione Salariale (FIS), dei protocolli specifici per la mobilità in piena sicurezza e accessibile anche per le persone con disabilità sensoriali, smartworking reale, didattica a distanza funzionale e inclusiva per davvero, oltre a garantire per tutti la continuità dell’assistenza personale a domicilio e l’aumento delle pensioni di invalidità, ancora ferme a 285 euro al mese”. Tutti punti, a detta della FAND, ancora da realizzare compiutamente.

Assenze equiparate a “ricovero ospedaliero” – L’altra questione su cui puntano il dito le organizzazioni è il tema delle assenze dal lavoro per i malati cronici e le persone immunodepresse da associare al ricovero ospedaliero. “Riscontriamo ancora poca chiarezza nell’art. 26 del Cura Italia, che riguarda il computo dell’equiparazione dei giorni per le persone disabili che possono astenersi dal lavoro considerando l’assenza come ricovero ospedaliero” affermano Pagano e il presidente della FISH Vincenzo Falabella. “Abbiamo avuto venerdì 15 maggio un incontro con il premier nel quale avevamo chiesto di aumentare le risorse in merito ad alcuni fondi specifici per le persone non autosufficienti e questo è stato fatto anche se chiedevamo maggiori risorse” aggiunge Falabella. “La cosa fondamentale adesso è risolvere alcune emergenze esplose durante la fase 1 che hanno colpito molto duramente soprattutto le persone con disabilità e le loro famiglie” sottolinea il numero uno della FISH.

Estensione dei permessi 104/1992 – Non sono aiuti diretti per i disabili, ma nel decreto si tocca anche la questione dei permessi per chi deve fare assistenza. Il direttore di HandyLex Carlo Giacobini spiega, ad esempio, che “il decreto conferma anche per maggio e giugno l’aumento dei giorni di permesso lavorativo a chi assiste un familiare con grave disabilità o al lavoratore con grave disabilità (ex articolo 33, legge 104/1992) già previsto dal decreto Cura Italia (art. 24). Come per il periodo marzo/aprile anche per il mese in corso e il prossimo sono concessi 12 giorni aggiuntivi complessivi di permesso lavorativo. I 12 giorni si aggiungono a quelli ordinariamente previsti (3 per maggio, e 3 per giugno). Il totale del periodo è quindi 12+3+3 = 18 giorni lavorativi di permesso”.