Capitoli

  1. Coronavirus, gli invisibili della musica: tecnici dello spettacolo, fonici, producer, dj. Il grido di dolore dei 200mila lavoratori intermittenti senza tutele – LE STORIE
  2. I LAVORATORI INTERMITTENTI: “FATECI LAVORARE IN ESTATE”
  3. DJ, MUSICISTI E CANTANTI SENZA LAVORO E CON FAMIGLIA DA MANTENERE
  4. I FONICI DI STUDIO E DEI CONCERTI: “I PRIMI A FERMARCI E GLI ULTIMI A RIPARTIRE”
  5. I PRODUTTORI MUSICALI BLOCCATI SENZA ALBUM
Musica

I PRODUTTORI MUSICALI BLOCCATI SENZA ALBUM - 5/5

C'è il dj che deve mantenere una famiglia e prova a reinventarsi, il tecnico del suono che pensa che il peggio debba ancora venire, il producer che racconta di colleghi "che ora fanno i rider". Il mondo della musica non è fatto solo di grandi nomi e grandi eventi. E gli "intermittenti" non stanno maturando né retribuzione, né diritti, né hanno accesso a indennità riservate ai disoccupati. FqMagazine ha raccolto alcune di queste storie

C’è anche un esercito di produttori musicali, al momento fermi, a causa della pandemia e dell’impossibilità di interfacciarsi vis a vis con artisti, management, musicisti. La creatività nasce da incontri artistici e da uno scambio continuo personale. Ovviamente si può lavorare da remoto, esistono le videochiamate, ma non è lo stesso. Il producer 36enne Francesco “Katoo” Catitti ci conferma che la situazione generale è cambiata: “Io sono stato un bel po’ fortunato perché sono riuscito a chiudere prima del lockdown alcuni album, come il nuovo di Michele Bravi e in queste settimane ho chiuso a distanza lavori, che erano già quasi terminati, come quello di Mahmood. Mi interfaccio con artisti abbastanza avvezzi a Zoom o Whatsapp, in questo momento ad esempio con Tommaso Paradiso, ma con altri progetti ammetto che è più difficile lavorare, soprattutto quando c’è di mezzo un aspetto generazionale”. Molti produttori lavorano tramite cooperative, ma i giovanissimi che muovono i primi passi in questo mondo e tentano di intraprendere una carriera non sono affatto tutelati: “Ci sono tantissimi ragazzi, in queste condizioni, spesso non hanno la fortuna di avere un contratto editoriale, che è un paracadute importante quando i soldi scarseggiano”, ci rivela Francesco. “È anche vero che tantissimi colleghi, che collaborano con piccole etichette o che stanno muovendo i primi passi nel mondo della musica, sono stati costretti – a causa della pandemia e di tanti progetti saltati – a rimboccarsi le maniche e a trasformarsi momentaneamente in rider per guadagnare. Un quadro sconfortante che ci fa capire come in Italia la nostra categoria non sia tutelata. Passi una vita a inventarti un lavoro, ci vivi, ne sei orgoglioso e tutto d’un tratto si frantuma il tuo sogno”, conclude Francesco.