Cronaca

Rsa lombarde, la Regione insiste: i positivi nelle residenze dedicate. Che suona come un ghetto

Forse è sfuggito che ad oggi in Lombardia, i superstiti anziani (ospiti di Rsa) che sono in ospedale per il Covid non possono rientrare nelle residenze in cui erano ospitati prima di contrarre il virus.

Avrei delle domande da fare a chi, in Regione Lombardia, è deputato ad occuparsi della realtà della Rsa partendo dalla semplice constatazione che ad oggi, nessuno sembra porsi il problema delle fase 2. Ovvero: con la pandemia cosa cambia nella cura e ospitalità degli anziani?

È ben chiaro a tutti come la fase 1, sul fronte pazienti fragili, non sia andata benissimo giusto per usare un eufemismo.

La fase 2, in Lombardia, si apre con una proposta che potremmo definire addirittura creativa: realizzare Rsa Covid. Meglio, la dicitura della circolare del 23 aprile ha come oggetto: Rsa dedicate Covid-19.

E a questo si può aggiungere un secondo aspetto interessante: al Pirellone, invece di partire nell’investire sulle Rsa per renderle sicure e capaci di gestire eventuali pazienti Covid avanzano l’esplicita richiesta messa nero su bianco di “sospendere, l’inserimento di nuovi ospiti nelle Rsa dalle Strutture Ospedaliere” questo a prescindere se si tratti di pazienti Covid positivi, non Covid o Covid positivi “negativizzati”.

Tradotto: ad oggi gli anziani ricoverati negli ospedali per Covid non possono rientrare nelle strutture. Dove li mettono? Nelle future Rsa (che suona molto come ghetto) Covid.

Ovviamente anche l’argomento sospensione del rientro nella Rsa è esplicitato nel documento del 23 aprile nel quale però i dirigenti si sono premurati di specificare che chiunque si rendesse disponibile alla creazione di Rsa interamente Covid, dove i vecchietti che hanno contratto il virus trascorreranno le loro giornate, verrà “incentivato” la dicitura in burocratese è questa: “Quanto alla remunerazione, in funzione delle soluzioni prospettate, la scrivente direzione valuterà sulla base delle proposte formulate, eventuali possibilità di riconoscimenti aggiuntivi (funzione o una maggiorazione delle tariffe), nell’ambito della necessaria negoziazione o rinegoziazione del budget 2020, ai sensi del dl 23/2020, previo confronto con le Associazioni di rappresentanza degli Enti Gestori”.

Della serie: io ti pago il disturbo di togliermi dai piedi il problema della futura gestione dei pazienti fragili, più a rischio perché affetti da gravi patologie.

Sinceramente non mi pare sia un problema di soldi ma di reale utilità di queste Rsa riconvertite. Per semplificare: prima di parlare di come retribuire i posti letto sarebbe forse opportuno interrogarsi sulla reale utilità di questo nuovo modello di Rsa dedicato Covid.

Leggendo il documento dunque sorgono spontanee alcune domande da rivolgere agli esperti tecnici che disegnano il futuro “dell’anzianità” – sempre più lunga – e poco autosufficiente in Regione Lombardia:

1) In queste Rsa Covid saranno inviati solo anziani ricoverati in ospedale e non ancora completamente guariti?

2) Non sarebbe più semplice, per cominciare a “svuotare” gli ospedali, inviare nelle RSA i pazienti già Covid negativi?

3) Nelle Rsa Covid verrebbero trasferiti temporaneamente anche gli anziani che si ammaleranno nelle altre Rsa?

4) Rientrerebbero poi nella loro Residenza dopo la guarigione oppure sarebbero confinati in questi “non luoghi”?

5) Nel frattempo con la ripresa del lavoro – e la mancata regolarizzazione delle badanti -, chi si occuperà degli anziani non autosufficienti che ormai da mesi sono “in lista d’attesa” per entrare nelle Rsa?

Fiduciosa, attendo risposte.

e.reguitti@ilfattoquotidiano.it