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Coronavirus, in Toscana via ai test sierologici: accordo quadro per 400mila analisi. Nel Lazio test nelle Rsa, su sanitari e forze dell’ordine

Il governatore Rossi: ""Siamo di fronte alla più grande iniziativa di screening di massa che sia mai stata affrontata in Italia. Sarà utile per la fase 2". In Lombardia 20mila test al giorno, dal 21 aprile, cominciando dagli operatori sanitari e dai cittadini che devono tornare al lavoro nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi

La Toscana dà il via ai test sierologici. Saranno effettuati su 400mila persone, includendo anche i lavoratori dei servizi essenziali rimasti aperti fin dall’11 marzo. La Regione guidata da Enrico Rossi ha annunciato l’accordo quadro con 61 laboratori privati che integrerà il lavoro già svolto dal servizio sanitario regionale, impegnato in altri 140mila test riservati in via prioritaria ai lavoratori della sanità e a ospiti e operatori delle Rsa.

Tutti i dati dello studio epidemiologico verranno poi raccolti dalla Regione e caricati su un’applicazione per studiare la diffusione del virus suddiviso per categorie di lavoratori. “Siamo di fronte alla più grande iniziativa di screening di massa che sia mai stata affrontata in Italia”, ha detto Rossi. “Non esistono al momento – ha aggiunto – strumenti assoluti che possono risolvere la diagnostica” sulla diffusione del coronavirus.

“La nostra politica – ha proseguito il governatore – è sviluppare l’uso dei cosiddetti tamponi: in Toscana, ne abbiamo fatti oltre 80mila. Siamo dell’idea che una maggiore conoscenza del virus può derivare proprio dalla complementarietà” tra tamponi e test sierologici. “Da questa indagine – ha concluso Rossi – emergeranno utili valutazioni per procedere, d’intesa con il governo nazionale, all’organizzazione della fase 2″.

Una campagna con 300mila test su personale sanitario, forze dell’ordine e nelle Rsa partirà nei prossimi giorni anche nel Lazio. In Lombardia, invece, saranno effettuati 20mila test sierologici al giorno, dal 21 aprile, cominciando dagli operatori sanitari e dai cittadini che devono tornare al lavoro con particolare riferimento alle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi. La Campania ha invece deciso lo stop ai test sierologici nei laboratori privati accreditati, perché non potrebbero essere garantite le misure di contenimento. Sul punto, si attende comunque un parere del ministero della Salute.

Divrese anche le iniziative dei singoli comuni: Robbio, nel Pavese, ha proposto ai cittadini un test sierologico di massa su base volontaria, come sta già avvenendo a Cisliano, nel Milanese, dove martedì mattina almeno 200 persone si sono messe in fila per aderire all’iniziativa. Ma i test “dovrebbero essere fatti a tutta la popolazione”, afferma il primario della clinica Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti. “Un Paese maturo e organizzato – ha commentato a Tv2000 – deve rendere disponibili i test a tutti. Potrebbe essere uno strumento utile, insieme a misure di distanziamento e mascherine sui luoghi di lavoro, per tornare presto alla normalità”, con chi ha sviluppato l’immunità che “può tornare a lavorare”.

Per uno screening nazionale, a quanto si apprende, bisognerà ancora attendere qualche settimana – due o tre, probabilmente – con l’obiettivo di arrivare a definire proprio attraverso i test di immunità la percentuale di cittadini che ha sviluppato anticorpi al SarsCov2. La campagna, come già illustrato dal presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, sarà effettuata a campione sulla popolazione italiana per avere un quadro epidemiologico più chiaro della propagazione del virus. Il campione comprenderà circa 150mila cittadini, divisi per sei fasce di età, genere e profili professionali.

Si potrà così ‘avere il polso’ della pervasività del virus a livello territoriale ma anche in relazione ai diversi settori, definendo un profilo di rischio dei lavoratori in vista della fase 2 di riapertura del Paese a maggio. A stretto giro arriverà quindi la validazione da parte del Comitato tecnico scientifico dei test sierologici che verranno prescelti e che dovranno garantire elevata “sensibilità, specificità e applicabilità” a livello nazionale.

Intanto dai territori arriva la richiesta di indicazioni univoche: “Sarebbe opportuno che il governo desse delle linee guida sui test sierologici per tutte le Regioni e che lo facesse in fretta, perché altrimenti rischiamo che ognuno vada per conto suo”, afferma il presidente della Liguria Giovanni Toti. Toscana, Lazio e Lombardia si sono portate avanti.