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Coronavirus, il Washington Post: “Trump chiese all’immunologo Fauci perché non si potesse lasciare che il virus inondasse il paese”

Il giornale rivela anche che i sei medici e scienziati che partecipano alla task force hanno iniziato a tenere delle riunioni separate perché erano sempre più frustrati per i "voodoo", come il Post definisce le cure proposte da funzionari politici e dallo stesso presidente Usa

In una intervista al New York Times qualche giorno fa l’immunologo Anthony Fauci dichiarò:”Trump ha sempre capito la gravità della situazione”. Forse un atto di garbo nei confronti del presidente visto che il Washington Post oggi scrive che il presidente degli Stati Uniti – dove ormai si è infranta la soglia dei 20mila morti – proprio al consigliere scientifico, da più tempo di lui alla Casa Bianca, avrebbe detto: “Perché non lasciamo che inondi il Paese?“. Una domanda rivolta allo scienziato durante una riunione della task force contro il coronavirus il mese scorso.

Secondo le fonti il presidente avrebbe poi fatto domande all’immunologo riguardo al perché la teoria dell’immunità di gregge fosse stata rifiutata. “Signor presidente, molta gente morirebbe”, avrebbe risposto il direttore National Institute of Allergy and Infectious Diseases che, riportano ancora le fonti, all’inizio non aveva capito cosa il presidente intendesse dicendo di lasciare che il virus “inondasse” il Paese, ma poi sarebbe stato allarmato da queste parole. Più volte Fauci ha dovuto arginare Trump: solo qualche giorno fa è dovuto intervenire dopo le dichiarazioni del presidente sulla clorochina.

Il Post rivela anche che i sei medici e scienziati che partecipano alla task force – oltre a Fauci, Debotah Birx, che guida la risposta della Casa Bianca, il surgeon generale Jerome Adams, il commissario della FDA Stephen Hahn ed il direttore dei Cdc Robert Redfield, hanno iniziato a tenere delle riunioni separate per discutere questioni mediche e di pubblica sanità.

Questo sarebbe avvenuto perché gli scienziati erano sempre più frustrati per i “voodoo”, come il giornale definisce le cure proposte da funzionari politici e dallo stesso Trump, come i farmaci anti-malaria, non riconosciute valide dal punto di vista scientifico, proposti durante le riunioni allargate. Ultimo dei quali appunto la clorochina che verrà testata, ma che allo stato non ha ancora i sigilli dell’efficacia e della sicurezza che ogni farmaco, anche in tempi di emergenza, deve avere.