Cronaca

Adriano Trevisan, 78 anni, di Vo’ Euganeo: ecco chi è la prima vittima italiana del Coronavirus. La paura nel paese isolato

Intero centro di 3mila abitanti finisce in quarantena, mentre si attendono in mattinata i primi esiti dello screening sui parenti e sulle persone che hanno avuto contatto con i due anziani. Una gigantesca caccia al virus, non solo alla ricerca di chi potrebbe essere infetto, ma anche di chi ha originato la malattia, mentre è scattata da venerdì sera la macchina della protezione civile

Il Veneto si è risvegliato nell’incubo del Coronavirus. Il primo morto italiano si è registrato a Vo’ Euganeo, in provincia di Padova, ma un altro pensionato è sicuramente contagiato. E così l’intero paese finisce in quarantena, mentre si attendono in mattinata i primi esiti dello screening sui parenti e sulle persone che hanno avuto contatto con i due anziani. Una gigantesca caccia al virus, non solo alla ricerca di chi potrebbe essere infetto, ma anche di chi ha originato la malattia, mentre è scattata da venerdì sera la macchina della protezione civile, anche per dare esecuzione alle ordinanze che vietano gli spostamenti della popolazione.

I DUE PENSIONATI – L’intero comune di Vo’ Euganeo, che si trova sui Colli, a pochi chilometri dall’area termale alle porte di Padova, è praticamente isolato, per ridurre al minimo il rischio di un’epidemia. La verifica della positività di due pensionati di 77 e 68 anni, due amici che giocavano abitualmente a carte nei bar della via centrale, è stata accertata nel pomeriggio di venerdì. Entrambi erano ricoverati all’ospedale di Schiavonia, che si trova tra Este e Monselice, ma soltanto dopo una decina di giorni uno di loro è stato trasportato in isolamento nel reparto Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Il più anziano, Adriano Trevisan, è invece deceduto in serata a Schiavonia, per le complicazioni che sono sopraggiunte. Non c’è stato nemmeno il tempo per trasferirlo a Padova. Era un piccolo impresario edile, aveva tre figli, tra cui l’ex sindaca di Vo’ Euganeo, Vanessa Trevisan. Subito sono scattati i provvedimenti della quarantena per una ventina di persone, tutti familiari o amici. E sono cominciate le analisi per verificare eventuali altre positività.

COMUNE INTERDETTO – Vo’ Euganeo adesso è isolato. Sono state chiuse le scuole, i negozi e gli uffici. In primo luogo i bar Sole e Mio dove si recavano i due anziani. L’ordinanza del sindaco Giuliano Martini è stata comunicata attorno alle 20, quindi le saracinesche sono state abbassate e gli avventori sono tornati precipitosamente a casa, non senza preoccupazioni. Tutti gli studenti che frequentano le lezioni nelle località vicine o all’Università di Padova e i lavoratori che hanno un’occupazione fuori dal territorio comunale, dovranno restare a casa. Prima di potersi muovere dovranno attendere l’esito dell’esame a cui saranno sottoposti, per escludere la positività al virus. Sarà l’Esercito, su disposizione del ministero della Salute, che provvederà a organizzare un cordone sanitario. Le ordinanze firmate dal governatore Luca Zaia e dal ministro della Salute Roberto Speranza prevedono anche la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche a Vo’ (comprese quelle religiose), l’interdizione delle fermate dei mezzi pubblici e la possibilità di estendere lo screening a tutta la popolazione. L’effetto è immediato, la durata prevista è di 14 giorni.

“DA NOI NESSUN CINESE” – Il sindaco Martini è un farmacista. “Sono stato eletto otto mesi fa – dichiara – mai avrei pensato di dover affrontare una situazione simile. Mai avrei anche solo lontanamente immaginato che il virus avrebbe potuto attecchire qui. Non ci sono nemmeno cinesi a Vo’. E non c’è gente che fa viaggi in Cina. Siamo in poco più di tremila anime, ci conosciamo tutti”. E tutti si chiedono chi abbia potuto portare quaggiù il coronavirus. Il sindaco spiega: “Queste due persone non sono andate in Cina, hanno avuto contatti in paese, ma non sappiamo con chi. Non sappiamo chi sia il paziente zero. Potrebbe essere una persona che ha preso un volo aereo con scalo Dubai, dove ci sono frequenti scali dalla Cina. Stiamo cercando di ricostruire tutte le attività sociali e i contatti che queste persone hanno avuto per capire qual è il livello di cordone sanitario da mettere in atto”. Di fronte a tanti interrogativi, una sola certezza. “Quello di questi due anziani è un contagio secondario. Tutto è partito da una terza persona che ancora non conosciamo, sicuramente qualcuno che è stato all’estero. Non sappiamo se si tratti di parenti, amici o persone transitate casualmente”.

AGGRAVAMENTO IMPROVVISO – I due pazienti erano ricoverati per un’influenza particolarmente aggressiva. Ma per qualche giorno nessuno ha temuto il peggio. E’ ancora il sindaco a spiegare: “I dubbi sono venuti quando tutti e due gli anziani sono improvvisamente peggiorati, in particolare per quanto riguarda la sintomatologia a livello respiratorio. A quel punto i medici hanno eseguito il test e si è avuto l’esito positivo”. Durante la notte sono stati eseguiti i primi test su circa 200-300 persone, quelle che hanno avuto contatti diretti con i due anziani. L’esito darà indicazioni sulla possibile diffusione in atto.