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Prescrizione, Italia viva vota per la terza volta con Lega-Fdi-Fi per cancellare la riforma Bonafede: emendamento bocciato per un voto

Terzo tentativo di far saltare la norma in Commissione Giustizia finisce in parità: 12 a 12. Che al Senato equivale a una bocciatura. Fonti renziane all'agenzia Ansa: "Non andiamo stasera perché siamo contrari al lodo Conte e quindi per coerenza non ci saremo". Intanto il vicesegretario dem a SkyTg24: "Le scelte si devono fare con la maggioranza, non con i blitz con l'opposizione"

Non solo Italia viva sta pensando di disertare il consiglio dei ministri dove si discuterà di lodo Conte bis e di modifiche al processo penale, ma insiste nel tentare l’assalto alla norma Bonafede. E’ stato bloccato il terzo tentativo di far passare una modifica alla disciplina entrata in vigore il primo gennaio scorso e per la terza volta nel giro di pochi giorni Italia viva ha votato con Lega-Fdi-Fi. In commissione Giustizia al Senato è stato infatti bocciata la richiesta di modifica firmata da Forza Italia al decreto intercettazioni per un solo voto: 12 i voti a favore e 12 i contrari (il pareggio al Senato equivale a un “no”) e il senatore di Italia viva Giuseppe Cucca ha votato insieme all’opposizione. Sull’emendamento, che riproponeva il lodo Costa, Cucca aveva chiesto il voto per parti separate.

Quello di Italia viva è il terzo tentativo. I primi due sono stati con due emendamenti al decreto Milleproroghe: il primo a firma Riccardo Magi è stato respinto per due voti e prevedeva la sospensione della riforma Bonafede fino al 2023; il secondo, noto come lodo Annibali, chiedeva invece lo stop per un anno della riforma. Entrambi sono stati respinti, ma nonostante ciò i renziani insistono nel tentare di far cambiare i piani della maggioranza. A differenza degli altri due casi, l’emendamento di Forza Italia, il lodo Costa, votato oggi in commissione Giustizia chiedeva di cancellare completamente la riforma e ritornare alla riforma Orlando.

Intanto la giustizia sarà il tema centrale del consiglio dei ministri di questa sera quando, stando ai programmi, si discuterà di lodo Conte bis e riforma del processo penale. Lo scontro interno alla maggioranza, nonostante le mediazioni del premier Giuseppe Conte, non si è ancora risolto. Le ministre di Italia viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti sarebbero pronte a non partecipare al cdm, come confermato a ilfattoquotidiano.it dallo stesso Matteo Renzi. L’ex premier ha però anche detto di puntare a un compromesso con i 5 stelle. Alla minaccia di forfait ha risposto per primo questa mattina il vicesegretario Pd Andrea Orlando: “Non si può restare impantanati all’infinito, non è un bene per il governo, ma i governi possono cambiare e si può andare a votare”.

Il testo della riforma del processo penale e il lodo Conte bis – Il consiglio dei ministri si prepara ad affrontare due degli scogli più grossi delle ultime settimane. L’ultimo vertice di maggioranza della scorsa settimana era arrivato a una prima intesa sul cosiddetto lodo Conte bis: il blocco della prescrizione solo in caso di condanna in primo grado e la decorrenza normale in caso di assoluzione. La mediazione aveva messo d’accordo Pd-M5s-Leu, ma trovato l’opposizione di Italia viva. In un primo momento il lodo doveva essere inserito come emendamento al decreto Milleproroghe, ma la proposta è stata ritenuta inammissibile. Per questo si è deciso di procedere con un ddl da portare in consiglio dei ministri insieme all’altro progetto fondamentale per il futuro della maggioranza: la riforma del processo penale che si pone come obiettivo quello di accelerare i tempi dei processi. Intanto, secondo le ultime indiscrezioni, nell’ultima bozza non compaiono più le norme sulla riforma del Csm e sui magistrati in politica. Il testo è molto più breve della precedente bozza: gli articoli scendono da 35 a 14 articoli. Uno stralcio che potrebbe preludere a uno spacchettamento.

Italia viva vuole disertare il consiglio dei ministri. Il Pd: “Non si può rimanere impantanati all’infinito” – I renziani insistono nel dire che non andranno in consiglio dei ministri. La linea è dettata dal leader di Italia viva: “Noi non molliamo”, ha scritto in una delle sue enews Matteo Renzi, “appena il Pd capirà il lodo Conte bis ci divertiremo”. Fonti interne del partito hanno confermato all’agenzia Ansa: “Per coerenza non ci saremo. Il testo del ‘lodo Conte bis’ se lo voteranno gli altri”.

Il primo a replicare dal fronte Pd è stato il vicesegretario dem Andrea Orlando: “Lasciare il governo impantanato all’infinito sulla prescrizione”, ha detto a SkyTg24, “non è un bene per il governo, ma i governi possono cambiare e si può andare a votare”. Quindi ha smentito che la maggioranza possa aprirsi ad altri “responsabili” per sostituire i renziani: “Non siamo interessati a questo disegno”. “Il problema è che le scelte si devono fare dentro maggioranza, noi lavoriamo per rimodulare la prescrizione, dà più risultati fare cose dentro maggioranza che non con blitz con l’opposizione, indebolisce il governo e non credo che questo convenga anche perché le priorità sono altre. Non mi piacciono i toni né da Iv né da Bonafede, bisogna trovare in concreto la soluzione, non si tratta di slogan ma di meccanismi per giusto processo”.

Decreto Intercettazioni verso la fiducia – L’esame del decreto intercettazioni riprenderà il 18 febbraio alle 10 nella commissione Giustizia del Senato. Con 247 emendamenti presentati, finora quelli delle opposizioni sono stati tutti respinti. Compreso quello proposto da Forza Italia sulla prescrizione, che è stato votato favorevolmente anche da Italia viva, e che non è passato perché la votazione si è conclusa con un pareggio (12 a 12), che a Palazzo Madama corrisponde a un ‘no’. Ora la commissione è in attesa del parere della commissione Bilancio su una decina di emendamenti accantonati. Una volta approvato dalla commissione, il decreto andrà in Aula martedì alle 16, come previsto dal calendario dell’assemblea. Il provvedimento, che è formato da 4 articoli e scade il 29 febbraio, dovrà passare poi alla Camera in seconda lettura.

Secondo fonti delle opposizioni, il governo rischia di dover mettere la fiducia. Il voto del renziano Giuseppe Salvatore Cucca di oggi, non è bastato per approvare un emendamento sulla prescrizione: una situazione che rischia di obbligare l’esecutivo a blindare il testo per scongiurare l’ipotesi di non avere i numeri in Aula.