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M5s, Fattori: “Di Maio va messo in discussione, altrimenti il progetto fallisce. Io passo al Gruppo misto ma resto 5 stelle nel cuore”

Vado a fare la 5 Stelle nel Gruppo Misto. Rimango del M5s nel cuore“. Esordisce così, ai microfoni de “L’Italia s’è desta” (Radio Cusano Campus), la senatrice Elena Fattori, passata lo scorso 7 novembre dal gruppo parlamentare 5 Stelle al Gruppo Misto, dopo aver più volte denunciato le falle del Movimento, come la sua chiusura “nei palazzi”.

E ribadisce: “Di Maio non è solo il capo politico del M5s, ma uno dei soci fondatori. Lui ha rifondato il M5s con Davide Casaleggio nel dicembre del 2017. Fu una cosa fatta in poche ore. In realtà, Di Maio è la voce di qualcosa che è diverso dal M5s originario ed evidentemente questo progetto non ha funzionato, visto che ha ridotto di quasi un terzo i consensi iniziali. Questo risultato significa che un popolo è stato tradito in maniera importante. Io credo che serva una nuova rifondazione del Movimento. Forse andrebbe sciolta quell’associazione creata ex novo nel 2017 e andrebbe ripensato alle radici il M5s. Il problema, appunto, è che Di Maio non solo è capo politico del M5s, ma ne è anche fondatore – spiega – E a lui non ci sono alternative, perché poi nel tempo tutti quelli che cercavano di rendere contendibile il suo ruolo sono stati eliminati. Di Maio ha fatto tabula rasa di chiunque potesse essere all’altezza di affiancarlo o di contendergli il suo ruolo. Se non si mette in discussione lui, questo progetto è destinato a mio avviso a fallire”.

E aggiunge: “Ovviamente le regole del M5s ora sono diverse. C’è un famoso articolo che io ho cercato di modificare, cioè quello secondo cui il capo politico prende le decisioni, quindi si tratta di un movimento non democratico, ma estremamente verticistico, dove l’unico detentore del potere decisionale è Di Maio, capo politico e socio fondatore non contendibile e non amovibile. Beppe Grillo è l’unico che può in qualunque momento sfiduciare il capo politico, ma è chiaramente un meccanismo che ha molte falle. Beppe Grillo non oserà mai mettere in discussione la leadership del nuovo padre fondatore, anche perché non ci sono alternative. Non vedo via d’uscita in un partito che è fondato da padri fondatori e non è un’associazione libera di persone. Naturalmente il popolo del M5s non è il popolo di Luigi Di Maio – continua – Temo che quel popolo che ha consentito il successo del M5S non si innamori più di questo soggetto. Di Battista? Lo stimo molto, è un bravo ragazzo, lo conosco da prima che diventasse popolare. Ricordo che tutte queste persone del M5s, che poi sono diventate famose e leader, sono state designate, costruite e pensate per essere dei comunicatori e rilanciare un Movimento che, in realtà, aveva già i suoi consensi. Il problema è stato proprio quello di passare da un movimento popolare a un movimento leaderistico, cioè pensare che ci fosse bisogno di leader. Se poi si vuole creare un Movimento in cui si alternano Di Maio, Di Battista e Fico a seconda del vento che tira, credo che diventerà un partito come gli altri con un 12-13%, ma che non avrà nulla a che fare con il Movimento delle origini”.

Commento finale sulla vicenda dell’ex ministra Trenta: “Sono contraria a questi attacchi personali. Su questi alloggi bisognerebbe andare a vedere la situazione di tutti, dal personale di Palazzo Chigi, che è strapagato, ai vari personaggi della comunicazione, sempre strapagati, che girano intorno al M5s e che si vedono costantemente lì, ma nessuno capisce che fanno. Lì, secondo me, sono guerre interne, per cui evidentemente qualcuno ha preso in antipatia l’ex ministra Trenta. Questi dossieraggi in genere sono frutto di antipatie interne. Ogni tanto colpiscono qualcuno, come Casalino e Dettori. Magari la trasparenza potrebbe aiutare”.