Politica

Mario Balotelli, la malapianta del razzismo ha radici politiche profonde

Per capire a che punto di crisi, probabilmente irreparabile, delle idee e della cultura in cui siamo arrivati in Italia, basterebbe analizzare le dichiarazioni di un tizio che sarebbe il capo dei tifosi del Verona e risponde al nome di Luca Castellini, già candidato con la formazione neofascista Forza Nuova. Secondo questo signore, Mario Balotelli non sarà mai “italiano fino in fondo”.

Non è chiaro da chi si senta investito Castellini del potere di determinare chi può essere italiano e chi no, se da Dio, dalla buonanima di Hitler, da Salvini o da tutti e tre. Fatto sta che lui è convinto di poter dispensare l’italianità a questo o quest’altro secondo determinati suoi criteri arbitrari tra i quali evidentemente il colore della pelle ha il posto fondamentale.

Peraltro il signor Castellini non è un caso isolato, tant’è vero che sulla sua scia si sono mossi, per giustificare gli ululati razzisti che avevano accolto lo stesso Balotelli a Verona, il sindaco della città Federico Sboarina e ovviamente Salvini in persona. Ma non è un caso isolato, perché questi e altri politici opportunisti hanno scelto questo terreno perché utile, poco costoso e purtroppo rispondente a un senso comune che si sta rapidamente diffondendo in tutte le società.

I frutti malati di quest’humus razzista diffuso sono, fra gli altri, Donald Trump e Jair Bolsonaro, che al razzismo, in società fortemente multietniche come gli Stati Uniti e Brasile, continuano ad affidare buona parte delle loro mutevoli e precarie fortune elettorali. E sempre più se ne serviranno anche come scudo per richieste di impeachment e incriminazioni varie.

Ovviamente, però, quest’analisi è incompleta: a monte di Trump, Bolsonaro, Salvini & C. vi sono fenomeni di crisi che derivano dal modo stesso di funzionare della società e dell’economia capitalistica che produce disuguaglianza, disoccupazione, licenziamenti, alienazione, degrado ambientale. Come in genere i fascismi, queste ideologie destroidi a forte componente razzista nascono quindi dalla putrefazione del capitalismo e dall’incapacità della sinistra di costruire alternative credibili.

Per quanto riguarda in particolare l’Italia, poi, c’è anche di più. I primi apprendisti stregoni in materia sono stati politici come Marco Minniti, che inaugurò la politica della chiusura nei confronti delle ong addette al salvataggio. Non è chiaro poi perché trafficanti di esseri umani, membri delle milizie e della cosiddetta guardia costiera libica, come Bija, siano stati ricevuti al Viminale.

E che credibilità può avere, dal punto di vista della lotta al razzismo e al fondamentalismo, un continente come l’Europa che continua ad appoggiare, al di là delle chiacchiere, il massacratore di curdi, oppressore dei turchi e indiretto sostenitore dell’Isis, Erdogan? Che credibilità può avere un personaggio come Paolo Gentiloni che quand’era primo ministro si rifiutò di mandare avanti la proposta di cittadinanza alle seconde generazioni di immigrati per puro opportunismo politico? Che credibilità può avere Luigi Di Maio che, per lo stesso opportunismo, continua a voler conservare i malefici e criminogeni decreti Salvini?

Perché stupirsi quindi se gli hater sbeffeggiano una persona di grande dignità come la senatrice Liliana Segre e le destre votano in Parlamento contro la sua proposta di una commissione d’inchiesta sul razzismo? Quella della libertà d’opinione è evidentemente una cialtronesca scusa per poter continuare a coltivare indisturbati la “malapianta” del razzismo, che in molti hanno contribuito ad annaffiare e dei cui frutti velenosi alcuni, più spregiudicati di altri, si accingono a trarre grossi benefici in termini di voti e di consenso.

Per stroncare questa malapianta d’altronde non bastano le pur sacrosante commissioni: occorre una mobilitazione sociale diffusa ed energica che metta al primo posto i valori di umanità, solidarietà, unità di classe, mobilitazione per i diritti che per essere di ciascuno devono essere di tutte e di tutti.

L’esatto contrario quindi di Bolsonaro, Trump e Salvini, ma anche di Minniti, Renzi & C., della pessima classe politica, quindi, che al di là di etichette e finte distinzioni di comodo ha calpestato e continua a calpestare senza ritegno quei valori, preparando il terreno ai fascismi del terzo millennio, populisti senza popolo e sovranisti senza sovranità.