Mafie

Cerignola, sciolto per infiltrazioni mafiose il consiglio comunale: è il secondo nel Foggiano nell’ultimo anno

Il Consiglio dei ministri ritiene "accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali" nel comune foggiano di 60mila abitanti. A luglio, il sindaco Franco Metta, mentre era già noto il faro del ministero dell'Interno sulla sua amministrazione, urlò in diretta Facebook: "Basta rompere i coglioni, non siamo mafiosi". Cerignola diventa il terzo consiglio comunale in provincia di Foggia ad essere sciolto per infiltrazioni mafiose

Il consiglio comunale di Cerignola è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Dopo 6 mesi di accertamenti da parte della commissione d’accesso, la relazione prefettizia giunta al ministero dell’Interno e portata in Consiglio dei ministri da Luciana Lamorgese ha stabilito che sono stati “accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali”. Per questo il comune foggiano, quasi 60mila abitanti, è stato commissariato per 18 mesi. Cerignola diventa così il terzo Comune della provincia pugliese, il secondo nell’ultimo anno dopo Mattinata, ad essere sciolto per i condizionamenti della criminalità organizzata. E resta aperta la procedura per il comune di Manfredonia, che a breve verrà portata in Consiglio dei ministri.

Fine corsa, quindi, per il sindaco Franco Metta che appena lo scorso luglio, durante un incontro con i lavoratori della Mondoservice, società che gestisce il verde pubblico per conto dell’amministrazione che era stata colpita da un’interdittiva antimafia del prefetto Raffaele Grassi, aveva urlato in diretta Facebook: “Basta rompere i coglioni, non siamo mafiosi”. Secondo quanto trapela sulle cause dello scioglimento, la situazione a Cerignola era in realtà assai compromessa. Non solo per come veniva gestiti affidamenti e appalti pubblici, ma anche per frequentazioni dirette degli amministratori comunali con pluripregiudicati anche per reati associativi.

Cerignola è tra i paesi considerati centrali nella geografia mafiosa foggiana, essendo la ‘base’ del clan Piarulli-Ferraro, con testa da anni nel Milanese. E la malavita cerignolana è il terrore delle società di portavalori: a quasi tutti i colpi milionari messi a segno contro blindati o caveau in tutta Italia partecipano bande di cerignolani in assetto paramilitare, come raccontato da Ilfattoquotidiano.it lo scorso agosto.

La segretaria locale del Partito Democratico, definendo lo scioglimento una delle pagine “più brutte della nostra storia”, attacca Metta: “La deliberazione del Consiglio dei Ministri non lascia alcun dubbio: la città è in mano alla criminalità organizzata. Finalmente, il sindaco Franco Metta e la sua Giunta dovranno rispondere del loro operato – scrivono – E dovranno farlo in maniera chiara. La Giunta Metta dovrà spiegare, per esempio, le irregolarità che hanno portato all’assegnazione della gestione del verde pubblico alla ditta Mondoservice e cosa sa dell’improvviso ritiro dell’altra ditta, che aveva regolarmente e legittimamente vinto la gara”.

Nel 2015 il primo comune foggiano commissariato per mafia fu Monte Sant’Angelo, epicentro della mafia garganica. Lo scorso anno toccò invece al Comune di Mattinata, dove il Consiglio dei ministri ritenne accertate le infiltrazioni della criminalità tra assunzioni di famigliari di pregiudicati, frequentazioni pericolose e affidamenti a società collegate a esponenti della mafia foggiana di impianti sportivi e servizi.