Capitoli

  1. Consip, dagli scoop del Fatto Quotidiano ai rinvii a giudizio: ecco la storia dell’inchiesta
  2. Indagati eccellenti
  3. Il Giglio magico e gli amici del babbo
  4. I pizzini di Romeo, gli sms 'pugliesi' di Lotti
  5. Roma-Napoli, procure contro (ma non si può dire)
  6. Il Noe dei carabinieri nella bufera
  7. "Babbo, devi dire la verità, non come in passato"
  8. Le accuse alla Procura di Napoli
  9. L'intoccabile babbo
  10. Il caso Woodcock si apre e si chiude
  11. Non credibile, ma non processabile
  12. "Non archiviate Tiziano"
Giustizia & Impunità

Il Noe dei carabinieri nella bufera - 6/12

Gli scoop del Fatto pochi giorni prima del Natale 2016; da allora tre anni di indagini, tentativi di delegittimarle, presunti complotti e un'unica verità giudiziaria: la fine della vicenda la scriverà un processo

15 marzo 2017 – Respinta mozione di sfiducia contro Luca Lotti
Con 161 no e 52 sì, il Senato respinge la mozione di sfiducia a Luca Lotti, presentata da M5S con l’obiettivo di far dimettere il ministro dello Sport per l’inchiesta Consip denunciando “il sistema Renzi”. Il fedelissimo dell’ex premier, in aula insieme a numerosi ministri del governo, respinge “con determinazione” tutte le accuse, nega
di “aver rivelato segreti” e denuncia la strumentalizzazione di chi lo usa “per liquidare la stagione riformista” renziana. Una difesa che ottiene il sostegno della maggioranza, a parte i bersaniani che non partecipano al voto, e la “neutralità” garantista di Fi che rinuncia al voto.

10 aprile 2017 – Scafarto (Noe) indagato per falso
La procura di Roma indaga per falso materiale ed ideologico il capitano del Noe Giampaolo Scafarto con l’accusa di aver attribuito ad Alfredo Romeo e non a Italo Bocchino una frase su un incontro con Tiziano Renzi. Notizia che Matteo Renzi racconta di aver dato personalmente nel pomeriggio al padre che si sarebbe messo a piangere. Non è commosso, invece, l’ex premier che, ribadendo fiducia nella magistratura e negando “complotti”, si dice certo che “la verità verrà a galla”. Nell’invito a comparire emerge la convinzione del procuratore Giuseppe Pignatone e del sostituto Mario Palazzi che siano avvenute con dolo sia l’omessa annotazione da parte del capitano, in un’informativa di circa mille pagine, dell’esito negativo circa una presunta attività di pedinamento da parte dei Servizi, sia l’attribuzione della frase
intercettata “…Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” (riferito al padre dell’ex premier) ad Alfredo Romeo, in carcere per corruzione, invece che ad Italo Bocchino, ex parlamentare e consulente dell’imprenditore napoletano. I fatti attribuiti a Scafarto, investigatore che ha svolto un ruolo determinante nell’inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione (fu lui a recuperare i “pizzini” di Romeo con indicazioni di cifre e iniziali dei destinatari) impongono ora agli inquirenti di verificare l’attendibilità dei punti salienti della parte di informativa da lui redatta.