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Prima D&G poi Versace nella bufera in Cina, ora basta

Prima Dolce e Gabbana. Ora Versace. Hanno dovuto umiliarsi, presentando scuse formali e pubbliche perché la pubblicità dei primi e una maglietta del secondo, hanno offeso i cinesi. La pubblicità incriminata di Dolce e Gabbana mostrava una gentile fanciulla mangiare un cannolo siciliano con le bacchette. Grande offesa. Non per la componente erotica, evidente, ma per l’uso delle bacchette. Si prendono in giro i costumi locali. Peccato però che a Pechino mangino la pizza, quella tonda, non sempre tagliata a fette, con le bacchette. Nessuno fra gli indigeni ha nulla da dire. Tutto il cibo, non importa la sua dimensione, viene manipolato con le bacchette. Il massimo dell’ineducazione è mangiare qualcosa con le mani. Per cui la coscia di pollo si mangia con le bacchette, con un impatto estetico per gli occidentali piuttosto interessante. Provateci e valutate voi stessi.


Non ci vengano a dare lezioni di stile, anche se è apprezzabile la recente “raccomandazione” della municipalità di Pechino che vieta di andare in giro con quello che viene chiamato il “Beijing bikini”. Trattasi di tipica “mise” estiva esibita da maschi tipicamente di mezza età: canotta arrotolata fino alle ascelle, che scopre pance flaccide, bianchicce e prominenti, di solito sudaticce. Altamente raccomandata dalla medicina tradizionale cinese, però non è davvero un bel vedere. No, non c’era proprio nulla di cui scusarsi.

Versace ha messo in vendita una maglietta che riporta l’elenco completo dei suoi punti vendita nel mondo. Grande scandalo perché che c’è scritto che Hong Kong sta a Hong Kong e Macau sta a Macau invece di dire che sono entrambi nella Repubblica Popolare Cinese. Vero che in questi giorni c’è una certa maretta in quel di Hong Kong e gli animi sono piuttosto sensibili, ma non c’è nulla da giustificarsi. Invece di profondersi in scuse, dichiarando di avere commesso un errore gravissimo, bastava sottolineare che l’elenco riporta città e relativi paesi al tempo in cui sono stati aperti i negozi. Non è un elenco aggiornato in modo continuo (vero o falso che sia, non importa: it’s marketing!). Comunque, si tratta di una maglietta, non di un manifesto di geopolitica internazionale. Non c’è proprio nulla di cui scusarsi.

Vero che la Cina è una grande potenza, mercato importante, vero che i cinesi sono grandi clienti: ce ne fosse uno nelle grandi città che non veste griffato dalla testa ai piedi. Se è ricco sono prodotti originali, se non lo è allora veste “Balensiaga”, “Atidas”, “Cucci”, “Luis Guitton” e così via. Non c’è però alcuna necessità di avere una totale sudditanza psicologica (e non solo). Sono bravi, sono forti, sono potenti, sono tanti e hanno la stessa percentuale di cose buone e cattive, aspetti positivi e negativi, pro e contro, di qualunque altro popolo del mondo. Nessun motivo di umiliarsi davanti a loro per farli contenti. Nessun motivo di cospargersi il capo di cenere, soprattutto quando non si è fatto nulla di sbagliato. Loro non sono secondi a nessuno. Noi neppure.