Cronaca

Americano bendato, a Salvini dico che non solo ci ‘si lamenta’ ma ci si indigna per il metodo

In quanti avranno esultato guardando la fotografia che ritrae bendato l’americano accusato dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega? Se fossero in pochi sarebbero comunque in troppi.

Quella fotografia che sembra immortalare un interrogatorio in stile Guantanamo (roba impensabile in uno Stato di diritto come il nostro) ha avuto una condivisione virale e molti commenti indignati. Pietro Grasso è stato uno dei primi a criticarla aspramente: “Il sospetto bendato? I servitori dello Stato non si abbassano al livello dei criminali. A Provenzano chiesi di cosa avesse bisogno”.

Qualche leone da tastiera, sul web ha invece invocato la pena di morte per l’americano che si vede all’interno della caserma dei carabinieri, ammanettato, seduto davanti alla scrivania, capo chino e la benda sugli occhi.

L’Arma ha avviato una indagine interna e sta prendendo dei provvedimenti nei confronti dei militari che hanno scelto quel trattamento per il 19enne americano e diffuso la foto, ma in un momento così delicato in cui l’attenzione si dovrebbe focalizzare sul perché dell’assurda morte di un servitore dello Stato c’è chi riesce a strumentalizzare anche questa vicenda: vedi l’ultimo tweet di Matteo Salvini che condivide la fotografia incriminata e la commenta così: “A chi si lamenta della bendatura di un arrestato, ricordo che l’unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio …”.

Al ministro dico che non solo ci “si lamenta della bendatura” ma ci si indigna per il metodo. E se una massima autorità politica non condanna pubblicamente quella modalità con cui è stato trattenuto un indagato in attesa di interrogatorio, diventa moralmente complice di chi fomenta odio e alimenta il sentimento di vendetta attorno alla vicenda; di chi – come dice Grasso – “si abbassa al livello dei criminali”; di chi giustifica di fatto la violazione delle norme che garantiscono i diritti di qualsiasi cittadino in stato di arresto e in attesa di processo.

Mi si taccerà di essere un azzeccagarbugli in cerca di notorietà e di parlare per deformazione professionale ma il fatto è che mi rattristo davanti a quella immagine come davanti a quella del feretro di Cerciello Rega. E, da semplice cittadino, mi auguro solo che sull’omicidio del vicebrigadiere la giustizia faccia il suo corso e lo faccia nel più breve tempo possibile.