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Saipem, al via il processo per false comunicazioni: ecco come costituirsi parte civile per possibile risarcimento

Per consentire ai legali di presentare le domande i soci devono raccogliere e inviare entro il 18 maggio prossimo la documentazione necessaria. E' necessario aver comprato le azioni prima del 30 aprile 2013. Confconsumatori si costituirà insieme ai propri associati. La possibilità di ottenere un ristoro dipenderà dall'esito del procedimento

Mancano ormai una manciata di giorni all’inizio del processo penale Saipem per false comunicazioni ai mercati finanziari. Il prossimo 23 maggio ci sarà infatti la prima udienza per il procedimento che vede coinvolti la società controllata da Eni (30,4%) e da Cassa Depositi e Prestiti (12,5%) e gli ex amministratori delegati Pietro Tali e Umberto Vergine, l’ex direttore operativo Pietro Varone e l’allora dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili Stefano Goberti. “Ci risulta però ci sia anche un secondo filone di indagine relativo a fatti più recenti che riguardano false comunicazioni sociali relative al periodo 2015-2016. Se così fosse, allora il procedimento riguarderebbe un arco temporale compreso fra il 2012 e il 2018”, ha spiegato l’avvocato della Confconsumatori, Luca Baj, prospettando tempi lunghi per i soci che sperano in un risarcimento.

“Se saranno confermate le ipotesi di reato, all’investitore verrà riconosciuto un danno correlato alla falsa rappresentazione prospettica sull’attività del gruppo”, ha aggiunto il legale dell’associazione guidata da Mara Colla, che in passato ha proposto al governo di istituire con urgenza una procura nazionale per i reati finanziari. “I recenti casi Mps, Saipem, Fondiaria/Sai si aggiungono al lungo elenco di risparmio tradito (Parmalat, bond argentini, Cirio e molti altri) – hanno precisato da Confconsumatori -. I costi li pagano in massima parte gli ignari risparmiatori e i piccoli azionisti sulla cui pelle si scarica il peso della finanza malata. Quasi tutti i casi sopra ricordati non sono solo frutto di assenza di regole ma di violazione (talvolta anche clamorosa) di regole e addirittura di norme penali già esistenti e chiarissime”.

Quanto a Saipem è già in questa fase che i risparmiatori devono far sentire la loro voce. I soci che ritengono di essere stati danneggiati hanno infatti tempo fino all’udienza per presentare la richiesta di costituzione di parte civile e sperare così di poter in futuro avere un ristoro per le perdite subite. “Il termine ultimo per presentare la domanda di costituzione è quello della prima udienza prevista per il 23 maggio 2019 dinanzi al Tribunale di Milano – spiega una nota della Confconsumatori -. Per consentire ai legali di presentare le domande è necessario raccogliere e inviare entro il 18 maggio prossimo la documentazione necessaria: copia di un documento d’identità valido e del codice fiscale; copia della documentazione bancaria comprovante l’acquisto delle azioni; copia della documentazione bancaria comprovante l’attuale titolarità delle azioni o dell’avvenuta vendita”. Meccanismi analoghi sono stati attivati naturalmente anche in altre associazioni dei consumatori.

Potranno aspirare ad ottenere un ristoro solo i risparmiatori che avevano investito nel titolo almeno alla data del 30 aprile 2013. “Secondo l’accusa negli anni 2012 e 2013 gli imputati avrebbero manipolato le comunicazioni sociali occultando perdite e debiti per diverse centinaia di milioni di euro, nonché ostacolando la vigilanza di Consob – precisa l’associazione – Per questo motivo Confconsumatori ricorda a tutti gli azionisti che almeno sino alla data del 30 aprile 2013 avevano azioni della Saipem ad avviare la richiesta di costituzione di parte civile chiedendo, così, agli imputati il rimborso delle perdite subite e del danno morale conseguente alla perdita del loro risparmio”.

Quanto al ristoro possibile, tutto dipenderà dall’esito del procedimento. E sarà solo in parte correlato alla perdita effettivamente registrata dal titolo in Borsa nel periodo oggetto delle indagini. “Non c’è infatti una diretta correlazione fra l’ammontare del ristoro e la perdita subita in Borsa – conclude l’avvocato Baj – Nel caso di Mps, ad esempio, abbiamo appurato che nel periodo oggetto delle indagini c’è stata una flessione per l’intero comparto bancario. Di conseguenza il valore finale del ristoro non potrà non tener conto dell’andamento del settore”.