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Politica

Salvini, 11 mesi di governo - Rimpatri, sbarchi e Legittima difesa - 3/4

Rimpatri (e sbarchi). Nei primi sei mesi da ministro, Salvini ha rimpatriato 3851 irregolari. Marco Minniti, il suo predecessore, aveva fatto meglio: 3968. Stesso discorso per il primo trimestre del 2019: con il capo della Lega sono stati 2143, con l’esponente del Pd 2300. E la sensazione è che i numeri non possano discostarsi dagli attuali, nonostante le promesse di Salvini in campagna elettorale sul rimpatrio di 500mila persone. E la ragione è presto detta: gli accordi tra Italia e i Paesi d’origine sono sempre quelli (Marocco, Tunisia, Nigeria ed Egitto). Su questo punto, in undici mesi, non sono stati fatti passi in avanti. In più il bando del Viminale sui rimpatri volontari (quelli del Fami, il Fondo asilo migrazione e integrazione) ha addirittura stanziato 750mila euro in meno rispetto a quello del 2017. Che la riduzione degli sbarchi sulle nostre coste sia dovuta all’accordo del governo Gentiloni con le milizie libiche è cosa nota. E i dati (Unhcr e Viminale), nonostante ciò che sostiene Salvini, parlano chiaro: da agosto 2016 a maggio 2017, prima cioè che entrasse in vigore il decreto Minniti, gli arrivi sono stati 147.890; da agosto 2017 a maggio 2018, con le politiche del deputato dem, 37.586. Il calo del 75%, dunque, si era verificato prima che si insediasse il governo Conte. Secondo i dati pubblicati dall’Ispi, infine, nel periodo luglio 2016-luglio 2017 arrivavano 532 persone al giorno, in quello luglio 2017-maggio 2018 erano 117 e in quello giugno 2018-gennaio 2019 sono state 43. Il trend, dunque, è proseguito. Ma il crollo, come si vede, è stato prima.

Legittima difesa. “La difesa è sempre legittima” è stato lo slogan che ha accompagnato il via libera a questa legge. Ma secondo la maggioranza dei giuristi non è così: la nuova norma non modifica, nella sostanza, quelle già esistenti (ricordo che i casi di assoluzione e di archiviazione sono stati molto frequenti). Come sempre, verrà aperta un’inchiesta e sarà un giudice a valutare la circostanza del grave turbamento e a verificare, di fatto, la proporzionalità tra offesa e difesa e la contemporanea permanenza del pericolo di aggressione (esempio intuitivo: il ladro in fuga). Che fosse una sorta di emergenza di cui gli italiani avevano bisogno non è vero. E lo dicono i dati: i procedimenti giudiziari sono circa quattro all’anno.