Capitoli

  1. Ayrton Senna, 25 anni dopo: più che un pilota, una visione del mondo. Il mito raccontato attraverso 5 gare simbolo
  2. Montecarlo 1984 - La pioggia, la Rascasse, la prima 'esperienza diretta con Dio'
  3. Suzuka 1989 - La rivalità con Alain Prost, l'allergia alle ingiustizie, le rivincite
  4. San Paolo 1991 - La sesta marcia, il suo popolo, un simbolo per gli esclusi
  5. Donington 1993 - L'ultima illusione che il talento potesse battere la macchina
  6. Imola 1994 - "Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota"
F1 & MotoGp

Donington 1993 - L'ultima illusione che il talento potesse battere la macchina - 5/6

Per Lauda era semplicemente "il più grande", per il Brasile era il riscatto. Leggeva la Bibbia e volava sulla pioggia. Litigava con Prost e vinceva per gli esclusi. Ancora oggi, a 25 anni dalla sua morte, non è facile comprendere perché e quanto profondo sia stato l'impatto sportivo e umano del pilota brasiliano, prima e dopo quel settimo giro di Imola nel 1994. Cinque gran premi per provare a spiegarlo

Schumacher. Wendlinger. Hill. Prost. Tutti superati nell’arco di un giro. Per Stirling Moss – quattro volte vice campione del mondo negli anni ’50 – la consacrazione come “più grande pilota di tutti i tempi. Dopo Fangio e Clark sarà lui, ora, la pietra di paragone per la generazione futura di piloti”. Forse Senna sarebbe diventato un riferimento anche senza questa dimostrazione di talento sotto la pioggia britannica ma, di fatto, Moss profetizzò il giusto.

Per molti, infatti, è la perla della sua carriera. Sotto il diluvio di Donington, Ayrton riesce per un pomeriggio, a far credere a tutti che il proprio talento possa bastare a controbilanciare l’enorme divario che già separa da un anno la McLaren e la Williams. Una vittoria ottenuta nonostante Senna montasse le gomme slick, quelle da asciutto. Alain Prost dopo quell’epico minuto e venti di perfezione terminerà al terzo posto, doppiato. Alle spalle di Damon Hill, secondo a quasi un minuto e mezzo di distacco da Ayrton. L’unico a non veder passare due volte il brasiliano davanti a sé.