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Armando Siri indagato, “Federico Arata assunto a Palazzo Chigi da Giorgetti”. M5s: “Salvini sapeva? La Lega chiarisca”

"Ci auguriamo e confidiamo che il leader della Lega sappia fornire quanto prima elementi utili a chiarire ogni aspetto. Non solo al M5S, con cui condivide un impegno attraverso il contratto di governo, ma anche ai cittadini" si legge nella nota dei pentastellati. Il Carroccio rivendica: "È una persona preparata. Alleghiamo curriculum". Ma lui replica: "Non ho mai lavorato con il sottosegretario Giorgetti a Palazzo Chigi"

C’è un nuovo capitolo – non giudiziario – nel caso del sottosegretario Armando Siri, indagato per corruzione dai pm di Roma. Riguarda ancora Franco Paolo Arata, ex deputato Fi e ora molto vicino al Carroccio, ritenuto dai pm di Roma il presunto corruttore del leghista. Ebbene il figlio del professore genovese esperto di ambiante “Federico Arata è stato assunto a palazzo Chigi dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti“. La notizia, rivelata dal sito del Corriere della Sera, potrebbe dare un’ulteriore scossa ai rapporti già tesi tra Lega e M5s perché crea un altro link tra gli Arata e il Carroccio. Arata, genovese come Siri, (finito nel registro degli indagati per una ipotizzata tangente di 30mila euro promessa o consegnata dall’ex deputato), 68 anni, già presidente del Comitato interparlamentare per lo sviluppo sostenibile, è stato tra i creatori del programma di governo della Lega sull’Ambiente, come annunciava lo stesso segretario leghista in un tweet del luglio 2017. Ma non solo il professore diventato imprenditore è stato a lungo in pole position per la presidenza di Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente. Ed è lui che costruisce la tela di rapporti dalla Sicilia fino al cuore del governo secondo gli inquirenti di Palermo. Federico Arata non è indagato, a differenza dell’altro figlio di Arata, Francesco Paolo, sotto inchiesta a Palermo. Il suo contratto è stato firmato con il Dipartimento programmazione economica.

Il M5s: “Se fosse vero saremmo di fronte a un vero e proprio caso”
La reazione dei pentastellati è stata immediata: “Se quanto riportato dal Corriere della Sera corrispondesse al vero circa l’assunzione di Federico Arata, figlio dell’imprenditore -faccendiere Paolo, da parte del sottosegretario Giancarlo Giorgetti a palazzo Chigi, ci troveremmo di fronte a un vero e proprio caso – scrivono in una nota il Movimento 5 Stelle chiedendo spiegazioni a Matteo Salvini –. La domanda che, per una questione di opportunità politica, ci poniamo, è se Salvini fosse a conoscenza di tutto questo. Ci auguriamo e confidiamo che il leader della Lega sappia fornire quanto prima elementi utili a chiarire ogni aspetto. Non solo al M5S, con cui condivide un impegno attraverso il contratto di governo, ma anche ai cittadini”. Il Caroccio ha risposto così di fatto confermando: “Parlamentari e ministri della Lega continuano a lavorare anche in questi giorni di festa. Non rispondono a polemiche e insulti che si sgonfieranno nell’arco di qualche ora. Federico Arata è persona preparata. Alleghiamo curriculum” (leggi l’articolo).Non ho mai lavorato con il sottosegretario Giorgetti a Palazzo Chigi. Il ruolo – dice Federico Arata contattato telefonicamente da LaPresse – era in iter come consulente esterno per le mie competenze in ambito economico e internazionale”.

La tela di Arata e i contatti con pezzi delle istituzioni
L’ipotesi dei pm di contatti con altri pezzi delle istituzioni è indicata nel decreto di perquisizione che ieri ha portato gli uomini della polizia giudiziaria a perquisire le tre abitazioni di Arata a Roma, Genova e Castellammare del Golfo, le sue auto e le sedi delle quattro società a lui riconducibili: Etnea srl, Solcara srl, Alqantara srl e Solgesta srl. Vi è uno “stabile accordo”, scrivono il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi, tra Arata e Siri, quest’ultimo “costantemente impegnato, attraverso la sua azione diretta nella qualità di alto rappresentante del governo ed ascoltato membro della maggioranza parlamentare, nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc tese a favorire gli interessi economici dell’Arata, ampliando a suo favore gli incentivi per l’energia elettrica da fonte rinnovabile a cui non ha diritto“. E il “fumus commissi delicti” di questo accordo va rintracciato nelle conversazioni tra Arata e il figlio Francesco, “nelle quale si fa esplicito riferimento alla somma di denaro pattuita”, nei numerosi incontri tra indagati e nella “incessante attività” di Siri per far approvare le norme, “come emerge da ulteriori conversazioni che Arata ha intrattenuto tanto con i suoi familiari e sodali nell’impresa, quando con collaboratori” del sottosegretario e “con altre persone coinvolte (con ruoli istituzionali e non) nella redazione delle stesse”.

Analisi di documenti e file, focus sulle società
L’obiettivo è dunque di rintracciare nelle migliaia di documenti acquisiti o nei file telematici le tracce di questa ipotesi investigativa. Elementi che potrebbero arrivare anche dall’analisi dei bilanci delle società che Arata aveva con Vito Nicastri, l’imprenditore dell’eolico accusato di avere pagato la latitanza di Matteo Messina Denaro, tornato in cella ieri nell’ambito di una nuova indagine della procura di Palermo che lo vede indagato per corruzione. Le indagini dei pm di Roma e Palermo procedono su un doppio binario. Nell’inchiesta siciliana sono indagati anche Francesco Arata jr e un altro figlio, quello di Nicastri: Manlio. Arata, che era a conoscenza dell’indagine a carico di Nicastri per concorso esterno in associazione mafiosa, e che continuava a incontrarlo e parlarci nonostante questi fosse ai domiciliari, intercettato diceva: “Io dal prossimo mese devo pagare quelle vostre di Solcara; devo pagare le mie e ogni mese sono 10, 15.000 euro se mi va bene ma molto preoccupato, perché anche questo mese io alla fin fine tiro 15.000 e; cioè no anzi, ne tiro fuori 25.000, hai capito? 25.000! voi non guadagnate niente; eh ragazzi qui non è una situazione simpatica; qui il cerino in mano ce l’ho io non ce l’ha nessun’altro perché; si che voi avete le vostre tre turbine, però le ho pagate io e sto pagando io gli oneri. Cioè io mi trovo in una situazione che ho due soci; uno è Tamburrino e uno siete voi in cui nessuno dei due mi paga”.