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  1. Daniele Nardi, dall’intervista a Le Iene al TED di Trento: “Lo sperone Mummery? Una via elegante, diretta. Voglio scalarlo per onorare chi gli ha dato il nome”
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Attualità

Daniele Nardi, dall’intervista a Le Iene al TED di Trento: “Lo sperone Mummery? Una via elegante, diretta. Voglio scalarlo per onorare chi gli ha dato il nome” - 3/6

Nardi e Ballard sono dispersi sullo sperone Mummery, una via mai salita. L'unico ad averla discesa è stato Reinhold Messner insieme al fratello Gunther che proprio in quella occasione, perse la vita. Una via impossibile. "D’inverno Nardi l’ha tentato più volte - ha detto proprio Messner al Corriere della Sera -, lui stesso ha scritto che nessuno è mai uscito vivo da questo sperone. E purtroppo questa sua frase è vera". Secondo il grande alpinista, le speranze di trovarli vivi sono praticamente nulle

NARDI AL TED DI TRENTO SULLO SPERONE MUMMERY – “Ero a circa 6000 metri sul Nanga Parbat, questa montagna altissima di 8125 metri che si trova in Pakistan, e questa corda mi ha salvato la vita”. Inizia con queste parole la conferenza di Nardi al Ted di Trento. Con queste e con una corda rossa, mostrata al pubblico in sala. È il 26 novembre 2016 e ascoltare Daniele dà risposta alle molte domande che in tanti si stanno facendo, oggi. “Stavo scalando quando, in pieno inverno, a quella altitudine, un ancoraggio ha ceduto e sono caduto nel vuoto. Oggi sono qui a raccontarvi questa storia proprio perché una corda molto simile a questa ha tenuto il mio volo”. Nardi racconta uno dei tanti tentativi di ascesa del Nanga: quella volta si trovava sulla via Kinshofer, sulla parete Diamir, a nord-ovest, la via considerata più sicura. “Ma il mio sogno in realtà – spiega Nardi – non era salire la via Kinshofer ma il centro di questa montagna, l’inviolato sperone Mummery. Un sperone fatto di pareti rocciose, di pareti di ghiaccio. Una via elegante diretta e stupefacente che sale quasi come una spada in vetta al Nanga Parbat. Affrontare uno sperone inviolato vuol dire non soltanto essere preparati tecnicamente e fisicamente ma vuol dire anche avere il coraggio di affrontare l’ignoto, ciò che non si conosce”.