Televisione

Grillo c’è, vorrei farlo io un flop come il suo

“Ma se qui in Cina sono tutti socialisti a chi rubano?” La meravigliosa battuta di Grillo, pensatore politico in erba, nel lontano Fantastico del 1987 su Bettino Craxi, intoccabile Presidente del Consiglio, gli costò la cacciata dalla Rai della cuccagna. Da forzato l’esilio si fece dorato. Grillo affidò battute e sarcasmo alle sue tournée in lungo e in largo per l’Italia. A voler fare della dietrologia fu lì nei teatri tenda gremitissimi che piantò i primi semi del suo credo ammazza-politicanti.

L’epurazione è durata praticamente fino a ieri, fino alla messa in onda del programma fortemente voluto da Carlo Freccero, un ciclo di puntate dedicate a personaggi televisivi che hanno fatto “rumore”. Prima di lui c’era stato pure il Molleggiato nazionale, Adriano Celentano.

I primi a insorgere contro il neo presidente di Rai Due sono stati proprio quelli del Pd (e chi se non loro) accusandolo di marchetta televisiva. Come se la televisione americana non avesse più dovuto mandare in onda film di Reagan una volta diventato presidente degli Stati Uniti. Invece noi siamo pieni di ex politici che vendono alla televisione i loro prodotti. Vedi Matteo Renzi e il suo imperdibile (si fa per dire) e ambizioso documentario su Firenze, o le tante puntate dedicate alla storia della tivù di Walter Veltroni, considerato una specie di padre nobile della sinistra italiana. “Proprio di quella sinistra che si riempie la bocca con retoriche frasi del diamo lavoro ai giovani. Perché non la smettono d’invadere le professioni degli altri, che si godano invece i loro maxi stipendi parlamentari e le loro pensioni d’oro”, fa notare Paolo Martini, esperto massmediologo che ha scritto libri e saggi sulla tivù. Più coerente, adesso, un Michele Serra, autore storico di Beppe Grillo e di altri, una vita sull’Amaca della politica, che è passato a “Podere operaio”, occupandosi della sua tenuta bio in Emilia Romagna.

Ritornando al Grillo televisivo di ieri sera peccato davvero che il pubblico televisivo abbia preferito quello sbadiglio de La Compagnia del cigno (un remake malriuscito di Fame). È stata invece una bella cavalcata tra i suoi migliori pezzi d’autore. Si parte con Te lo do io il Brasile dove due monumentali Lati B di carioche in bikini (da far rizzare l’antenna) gli moineggiano intorno. “Sono Berlusconi e la Mondadori che mi tentano…”, dice simulando bava alla bocca.

C’era un imbarazzato Pippo Baudo che in diretta si dissocia subito dal machete satirico di Grillo, c’era un gaudente Antonio Ricci seduto in platea di un teatro/tenda. Lo aveva invitato a Striscia la Notizia, subito dopo gli arrivò la telefonata dell’allora ministro delle Comunicazioni Gasparri. Furioso: “Come aveva permesso a Grillo di dire certe cose”. Seguito dalla minaccia di essere un vindice. Un giornalista di Antenna 3 che aveva parlato male di lui era morto… Grillo è un fiume inarrestabile: “I vindice sono quelli che se gli butti una sfiga te la restituiscono con gli interessi. C’era il Gabbino con le mani sui coglioni. Pensate che ministro abbiamo, una fattucchiera. Manderemo la cassetta in Europa…”. Se la prende con l’Enel: “Perché ha comprato due centrali nucleari in Slovacchia con i soldi pubblici. Perché i capitalisti devono fare i capitalisti con i soldi nostri e non con i loro…”. Legge una dedica di Licio Gelli al padre: “Grazie di avermi insegnato a vivere onestamente”. Si scaglia contro la Chiesa: “Non esiste più il peccato ma la colpa…”. Contro gli psicanalisti: “Ti sei toccato lì…? È un desiderio di sodomizzare tua nonna”. Nel mirino finisce anche la numerosa delegazione di socialisti, nani e ballerine in Cina: “Fu Bettino a cacciarmi, ma poi fu lui a finire latitante e non si scusò neanche”. Beh, diciamo che la storia ha dato ragione al Grillo straparlante.

E se ieri sera i dati Auditel non sono schizzati, vorrei farlo io un flop alla Grillo, belìn. E visto che ormai le spara da tuttologo: anche Salvini ha voluto dire la sua sui 30mila euro di compenso al leader pentastellato per i diritti d’autore. Consigliava di darli in beneficenza. Subito la replica: “Saranno ca… miei su come spenderli!”.

P.s. Risparmio fatica agli amici della rete nel caso dovesse spuntare una foto di quegli anni in cui Beppe e io da una spiaggia della Sardegna finimmo paparazzi su Novella 2000. Eravamo amici, credo lo siamo ancora. Questa foto scatenò invece l’ira della sua allora fidanzata, Cristina, brasiliana e amica cara. Lo siamo ancora.

Instagram @januaria_piromallo