Politica

Andreotti celebrato in Senato per il centenario della nascita. Un falso storico vergognoso

Se scrivi di Robespierre puoi esaltarne alcune qualità, ma non puoi non evidenziare che mandò molti alla ghigliottina e finì egli stesso ghigliottinato. Non puoi. Se lo fai costruisci un falso storico. Ecco, un falso di questo tipo è stato costruito nel centenario della nascita di Giulio Andreotti. Le celebrazioni – con schiere di politici, giornalisti, artisti, nani e ballerine – hanno esaltato lo “statista” e oscurato, come fatto marginale, le accuse e il processo per mafia finito con l’assoluzione e la prescrizione per i fatti precedenti al 1980. Una vergogna.

Ampiamente prevista da Gian Carlo Caselli, giusto e valoroso magistrato in pensione. Ha parlato di “masochismo istituzionale di chi celebra Andreotti” col solenne patrocinio del Senato. È proprio così. È calato il velo sull’esito del processo al “Divo Giulio” dopo il “verdetto di provata colpevolezza fino al 1980, per aver commesso (commesso!) il delitto di associazione a delinquere con Cosa nostra”.

Chiedo: può la stessa persona, imputata e prescritta per associazione mafiosa da un tribunale dello Stato, al tempo stesso essere celebrata in modo solenne dal Senato della Repubblica e dunque dallo Stato? Secondo logica, no. È una contraddizione enorme. Ma il nostro è un Paese in cui l’etica, la giustizia e la logica faticano a trovare asilo. È la terra degli impuniti. Dei violenti. Dei collusi. Dei “padrini fondatori”. Della trattativa Stato-mafia. Dei giornalisti leccaculo che riempiono i talk show. A Gian Carlo Caselli, invincibile e coraggioso amico della verità, la mia grande stima e quella di tutti gli uomini onesti del nostro martoriato Paese.