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Diciotti, su quella nave sono bloccati 150 migranti. Ma per l’Europa è un problema tutto italiano

Il quotidiano iberico El Pais apriva oggi pomeriggio, in home page, con l’espulsione dei 116 migranti che sono riusciti a scavalcare la recinzione di Ceuta; Nos, il portale della tv nazionale olandese, parlava di “no vax” locali e di un caso di cronaca nera risolto dopo 20 anni; il francese Le Monde parlava della siccità in nord Europa e degli effetti catastrofici per gli allevamenti; il belga De Morgen, apriva con la novità del Netflix fiammingo sul trampolino di lancio; l’Independent parla – ormai – quasi solo di Brexit. E della Diciotti, tragedia europea, e del calvario dei migranti a largo delle coste siciliane?

Per trovare la notizia rilanciata dai media europei è necessario tornare al 21 agosto, a due giorni fa, tra le brevi, come fosse cronaca di qualche sperduto atollo del Pacifico. Anzi, no: la popolarità del “no way” è tanta e tale che una crisi simile sulle coste australiane avrebbe certamente polarizzato l’attenzione del nostro continente. Gli ostaggi della Diciotti, invece, non scaldano il cuore di nessuno nell’Europa senza frontiere (di diritto) ma piena di barriere (de facto). La politica, le redazioni, l’opinione pubblica europea vedono quei migranti stipati come tonni sull’imbarcazione italiana, solo come un problema italiano.

E mentre la faccia feroce dell’italiano medio radicalizzato diventa quella del capo politico e morale, che esultano mentre il sole catanese di fine estate cuoce 150 esseri umani, stanchi e malati, noi tutti sappiamo che questa punizione, a quei migranti, poteva essere risparmiata. Anzi, l’Europa avrebbe potuto risparmiarsi (e risparmiarci) Salvini, Francken, Orbán, Kurz, Wilders, Le Pen e tutti quelli che verranno ora che il vaso di Pandora è scoperchiato. Ma per l’Ue, la grande Unione individualista dove ognuno è battitore libero, i problemi sono il roaming per i cellulari, i trucchi contabili delle corporations e la creazione di ricchezza (tanto a distribuirla agli azionisti, nei paradisi fiscali, le aziende sanno già come fare) certamente non la politica; per quella ognuno si arrangi.

Possibile che a Bruxelles siano così miopi da non vedere che la grave crisi istituzionale che sta spaccando la Penisola è figlia delle frontiere chiuse a nord delle Alpi, dell’assenza di un’idea su come affrontare la crisi (infinita) del Mediterraneo, della vittoria degli interessi particolari dei paesi più ricchi (e geograficamente fortunati), dello smottamento della stessa idea di Europa, ormai più un brand che un’idea politica? La cultura egoistico-individualista da multinazionale che oggi ispira la più grande amministrazione pubblica al mondo – e che porta a fare spallucce davanti ai corpi martoriati di 150 persone – sta diventando la sua tomba e quella del nostro stato di diritto.