Politica

Salvini, il capo del governo che ci meritiamo?

Cominciamo con una nota di solidarietà nei confronti di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, definiti “populisti” che crescono “come una lebbra” da Emmanuel Macron. Non perché le loro politiche non siano quasi tutte deplorevoli, ma perché siamo di fronte a un caso di scuola di “bue che dice cornuto all’asino”. Infatti, lo Stato francese non è stato in più di un’occasione meno disumano di quello di Marco Minniti e Salvini, come dimostrano numerosi episodi di chiara ed evidente violazione dei diritti umani fondamentali come quello della migrante incinta respinta alla frontiera di Bardonecchia dai gendarmi di Macron e morta poco dopo. D’altronde la “lebbra” di cui sono portatori più o meno sani i nostri due vicepresidenti del Consiglio è una brutta malattia scatenata dagli agenti patogeni infiammati dall’Europa con le sue politiche neoliberiste e di chiusura nei confronti dei migranti di cui il governo francese è pienamente responsabile al pari di quello tedesco e di altri.

Ciò detto, la svolta “iperminnitista” impressa da Salvini alla nostra politica nei confronti dei migranti è certamente da condannare e da respingere a chiare lettere. Esiste beninteso un problema di distribuzione del peso dei migranti e dei richiedenti asilo su tutta l’Europa e non solo sui Paesi che, come il nostro, costituiscono per motivi geografici il punto di primo arrivo di queste persone. Ma tale problema va risolto modificando o abolendo il Protocollo di Dublino che penalizza, insieme ai migranti, il nostro Paese. Il migrante che arriva in Europa deve essere libero di ricongiungersi ai suoi familiari o di chiedere asilo o accoglienza dove lo desideri.

In questo senso andava appoggiato e migliorato il progetto elaborato dal Parlamento europeo. Salvini invece, nella sua veste di ministro degli Esteri e primo ministro de facto che si avvale di due marionette (Enzo Moavero e Giuseppe Conte) ha preferito mandare tutto a carte 48 privilegiando, per motivi di bassa ideologia, l’alleanza con i Paesi del Patto di Visegrad e in particolare con l’Ungheria di Viktor Orban che hanno interessi diametralmente opposti ai nostri nella faccenda, come può rendersi conto con facilità anche un bambino di 10 anni che conosca un minimo di geografia.

La vera alleanza da portare avanti è quella con gli altri Paesi mediterranei, in primo luogo Spagna, Portogallo, Grecia. È con loro che va elaborata una proposta alternativa all’attuale inutile e dannosa Europa germanocentrica per rifondarla alla base ovvero creare una comunità dei Paesi del Mediterraneo che costituisca il soggetto politico di cui c’è attualmente un forte bisogno. Inutile però sperare che il “cazzaro verde” che decide la linea del governo italiano se ne renda conto perché – a parte una discutibile conoscenza da parte sua della geografia e delle lingue straniere – c’è motivo di ritenere che si senta molto mitteleuropeo e pochissimo mediterraneo.

Un altro settore che va radicalmente riformato è quello dell’assistenza ai migranti, fonte di malversazione e corruzione. Ma anche qui Salvini (e purtroppo anche Di Maio) preferisce prendersela con chi fa il suo dovere in modo disinteressato e tecnicamente ineccepibile, come le Ong che salvano i migranti in mare e i sindaci come quello di Riace, mentre il malaffare continua a prosperare sotto l’egida spesso di settori del centrodestra alleati di Salvini.

Quest’ultimo, consapevole della bassissima statura politica dei suoi soci di governo, con in testa l’alter ego Di Maio e l’oscuro burocrate accademico Conte, fa il bello e il cattivo tempo e pontifica su ogni argomento dello scibile, dalle scorte ai vaccini. L’effetto sarebbe grottesco e tragicomico, un po’ come la Taverna all’Accademia dei Lincei, se non ci fossero di mezzo le vite umane dei migranti e il prestigio e il denaro pubblico del nostro Paese.

Salvini fa politica a suono di annunci, seguendo un po’ l’esempio del suo modello Donald Trump, che nel Texas ha dato vita a dei veri e propri lager in cui vengono rinchiusi i minori e a volte separati brutalmente dalle famiglie di appartenenza. Se è vero che la storia torna sotto forma di farsa dopo essere stata tragedia, stiamo assistendo a una nuova fase del dramma italiano. Dopo Silvio Berlusconi (ovvero l’interesse privato fatto persona), ecco il cazzaro verde, ovvero l’odio etnico e la disumanizzazione come regola di vita. Laddove la farsa tende a tingersi nuovamente di tragedia.

Gli italiani, frustrati e abbandonati da una sinistra sempre più patetica, che ancora non è riuscita a liberarsi definitivamente nemmeno di Matteo Renzi e Minniti, sembrerebbero (quantomeno nella loro parte peggiore) aver eletto un nuovo leader che unisce in una sapiente miscela razzismo aperto e neoliberismo esasperato, cinica indifferenza per la vita dei migranti e flat tax. Insomma i peggiori difetti nazionali (individualismo ed egoismo spinti all’ennesima potenza) sotto la vernice di un nazionalismo da veri straccioni. Di Maio assiste muto, a parte qualche flebile e querula proposta in materia di reddito di cittadinanza. Ma gli italiani che dicono? Ce li meritiamo davvero questo bieco demagogo e i suoi uomini di paglia? Nonostante tutto penso di no. Però dobbiamo liberarcene al più presto.