Capitoli

  1. Maurizio Maggiani: “Credo nella lotta armata senza bombe. I buoni e i cattivi? Li riconosco dagli occhi, come Dio”
  2. Pagina 1
  3. Pagina 2
  4. Pagina 3
  5. Pagina 4
  6. Pagina 5
  7. Pagina 6
Cultura

Maurizio Maggiani: “Credo nella lotta armata senza bombe. I buoni e i cattivi? Li riconosco dagli occhi, come Dio” - 6/7

L'autore, in libreria con "Sempre" (Chiarelettere), parla di viaggi, politica e fede. "La libertà di movimento oggi è una presa per il culo. Ti sembra di andare, ma in realtà attraversi corridoi militarizzati, tutelati e salvaguardati. L'unica cosa che fa paura? La bestialità umana". E ancora: "L'uomo sta distruggendo la natura? Non è così. Abbiamo la fissazione di essere potenti ogni oltre limite, ma poi..."

Quella tv aveva però un obiettivo, un po’ come ha cercato di fare il Pci culturalmente nel dopoguerra: emancipare le masse, o no?
Sai com’è finita con La storia siamo noi? Andarono in onda oltre novanta puntate e dovevo farne cento. Mi avevano chiesto di farne altre trenta. Era il 1999 e arriviamo alla 98esima. Al governo c’era la sinistra con Massimo D’Alema. Noi impostavamo le puntate su grandi temi – come ad esempio la religione e la riforma agraria –  e ne stavamo preparando una sulla guerra perché il governo D’Alema aveva dichiarato guerra alla Serbia. All’inizio di ogni puntata leggevo in un minuto i documenti cardine. Per quella puntata i riferimenti erano l’articolo 11 della Costituzione della Repubblica, l’articolo due del trattato Nord Atlantico-Nato, l’articolo 1 dello Statuto delle Nazioni Unite. Alla Rai allora c’era un commissario politico pagato per stare attento a quello che si faceva. Per noi c’era un ex giornalista de l’Unità a cui facevamo vedere le scalette. Di solito le facevamo finte, ma quella volta lesse quella vera e lui fa: aspetta un attimo. Poi torna e mi dice: non va bene, non è bello, non funziona, la lettura degli articoli è un po’ scialba. Io rimango attonito, e lui: anche il capo struttura è d’accordo. Allora vado dal direttore di rete e lui mi risponde: sai cosa c’è? Non sono io che ti pago, ti paga il Parlamento, e il Parlamento è la diretta emanazione del popolo, e oggi il popolo non è in grado di comprendere il vero significato dell’articolo 11 della Costituzione, quindi te non ce la metti. Il giorno dopo mi sono licenziato.

Per chi hai votato alle ultime elezioni?
Il voto più inutile possibile. Quindi Potere al Popolo. Già la parola mi fa venire la pelle d’oca.

È vero che sei diffidente rispetto al Movimento 5 Stelle?
Beppe Grillo lo conosco bene e non è un pericolo, ma penso che l’idea che sostiene il M5S sia un filo più pericolosa del nazionalsocialismo. Perché a parte l’aspetto specifico legato al fatto che una ditta privata dirige un partito politico creando un conflitto d’interessi, ma l’idea della democrazia web è raccapricciante. Il nazionalsocialismo aveva un punto debole: c’erano uomini in carne ed ossa che ci mettevano la faccia e che poi si sono ammazzati. Fatto fuori Hitler fatto fuori il nazionalsocialismo. Qui, invece, chi ci mette la faccia sono solo delle ombre. Quando guardo la faccia di Di Maio è così evidente che non c’è nulla dietro.

Eppure i 5 Stelle governano città come Roma e Torino.
È come fare un po’ di gassosa. Le città si governano anche da sole. Chi conta veramente sono i funzionari. È da anni che è così. Se non hai i coglioni, per usare espressione sgradevole, firmi quello che dice di firmare il funzionario e vai avanti.

Serve a qualcosa nella carriera di un romanziere vincere il Premio Strega?
Lo Strega è il premio degli editori non degli scrittori. Lo vince l’editore capace di accaparrarsi i voti necessari. Serve sì a vendere più copie. A volte no, perché c’è giustizia del mercato. Quando lo vinsi io nel 2005 con Il viaggiatore notturno avevo venduto 100mila copie, e non era il mio miglior romanzo. Dopo la vittoria arrivai a 200mila copie, questo vuol dire che almeno 100mila copie sono state comprate da lettori a cui Il viaggiatore non è piaciuto. Il vincitore dello Strega comunque si compra. E io sono uno che sa vendere bene, l’ho fatto per mestiere, ho venduto giradischi in Africa. Per gli editori è sesso orale. Vince l’editore che si prostituisce meglio. Non è l’autore che fa la differenza.