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Cultura

Maurizio Maggiani: “Credo nella lotta armata senza bombe. I buoni e i cattivi? Li riconosco dagli occhi, come Dio”

L'autore, in libreria con "Sempre" (Chiarelettere), parla di viaggi, politica e fede. "La libertà di movimento oggi è una presa per il culo. Ti sembra di andare, ma in realtà attraversi corridoi militarizzati, tutelati e salvaguardati. L'unica cosa che fa paura? La bestialità umana". E ancora: "L'uomo sta distruggendo la natura? Non è così. Abbiamo la fissazione di essere potenti ogni oltre limite, ma poi..."

El portava i scarp del tennis. Maurizio Maggiani è quello che scrive. Le Rebook Classic bianche, citate nel suo ultimo libro Sempre (appena uscito per Chiarelettere) come esempio di leggerezza del vivere, le indossa sul serio. “Mi servono contemporaneamente per andare in mezzo alle zolle arate senza perdere l’equilibrio e per ballare con mia moglie”, si autocita dalla sua casa sperduta e magnifica tra le colline faentine ricoperte di albicocchi in fiore. E su quelle scarpette linde che ricompra da tempo, sempre lo stesso modello, basta ordinarle sul web, Maggiani danza sulla storia del mondo come un arioso e ordinato ballerino di foxtrot. Giusto il miagolio di un gattino nascosto chissà dove e il borbottio di una caffettiera spezzano il tempo di una lunga chiacchierata che sembra uscita da un capitolo del Coraggio del Pettirosso.

L’unico anarco-mazziniano rimasto in Italia sei tu.
No, qui dalla mie parti è pieno.

E che fate, vi incontrate ogni tanto? Gli anarco-mazziniani cosa fanno e come vivono nel 2018?
Fanno i contadini, i professori delle serali. Saranno dieci. Li conosco tutti. Qui è terra di sedizione permanente.

Eppure l’anarchia e le gesta politiche di Giuseppe Mazzini sembrano così lontane nel tempo, paiono preistoria.
Perché sembrano preistoria?

Certi ideali collettivi sono stati cancellati da molte risposte artificiali, da beni di consumo che fingono di saziare e accomunare gli individui.
“Dentro alle notti che dal vino son bagnate, dentro alle stanze da pastiglie trasformate, lungo le nuvole di fumo del mondo fatto di città…”. È questa roba qui negli anni sessanta, settanta, ottanta, novanta, duemila. Non so, immagino che questa roba sia vecchia, ma anch’io sono vecchio che ci posso fare? Ho 66 anni. Devo mettermi le protesi al ginocchio, un collare. Mazzini interdiceva l’iscrizione alla Giovine Italia a chi aveva più di 30 anni. Con la giusta ragione: chi ha più di 30 anni la rivoluzione non la fa più per limiti fisici e morali.