L'ANALISI DEI NUMERI - Durante i governi Renzi e Gentiloni il debito è aumentato di oltre 176 miliardi, la spesa corrente è lievitata di 25 miliardi e gli investimenti pubblici sono scesi al minimo storico. L'unico dato positivo è il calo degli interessi sul debito, merito di Draghi. Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review e oggi direttore di un osservatorio sulla finanza pubblica: "Si è scelto di ridurre un po' le tasse senza tagliare le uscite"
Intanto la spesa corrente – quella per stipendi, acquisti e prestazioni sociali – è salita dai 691 miliardi del 2014 ai 706 del 2016 ed è prevista in ulteriore progresso, a 716 miliardi nel 2017 e 725 nel 2018. A dispetto dei tagli lineari sui budget dei ministeri e degli sforzi di revisione della spesa, che di fatto si sono tradotti nella riduzione di alcune voci a vantaggio di altre. Del resto previdenza e assistenza per loro natura richiedono sempre più risorse e per scelta politica si è deciso in questi anni di non toccare nemmeno le pensioni non giustificate dai contributi versati come invece avevano auspicato Cottarelli e il successore Roberto Perotti, che ha dato le dimissioni a fine 2015 lasciando l’ingrato compito al deputato Pd Yoram Gutgeld. E “gli incrementi previsti per il periodo 2017-2020 sono pari a 42 miliardi, aumento addirittura superiore a quello storicamente registratosi negli anni 2012-2016 (17 miliardi circa)”, si legge nell’ultimo Rapporto sull’economia reale del centro studi indipendente Economia reale dell’economista ed ex parlamentare di An, Pdl e FI Mario Baldassarri.