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Roma, rinnovato contratto dei dipendenti comunali: aumenti fino a 100 euro in base a produttività del dipartimento

Superate le valutazioni soggettive e l'atto unilaterale di Marino che aveva suscitato forti proteste. La giunta di Virginia Raggi ha deciso di premiare i lavoratori non guardando alla performance individuale bensì a quella di struttura. Ci saranno poi indennità fisse per ridurre le oscillazioni. In ballo 30 milioni di euro

Un contratto nuovo di zecca per i 23mila dipendenti capitolini. L’ultimo tassello, dopo lo sblocco delle assunzioni del concorsone e del salario accessorio, per sancire l’idillio fra la giunta di Virginia Raggi e il personale che ogni giorno manda avanti il Comune di Roma. Grazie a un’idea innovativa per gli uffici del Campidoglio: premiare i lavoratori in base ai risultati conseguiti dal loro dipartimento, e non più (non soltanto, almeno) per le performance individuali. Una soluzione, quella studiata dai tecnici della sindaca (e a cui il Movimento 5 stelle guarda con attenzione anche a livello nazionale), che dovrebbe accontentare tutti: da una parte il Comune incentiverà la collaborazione all’interno della macchina amministrativa, sanando un problema contrattuale che si trascina da anni; dall’altra i dipendenti potranno festeggiare il ritorno ai livelli salariali precedenti all’era Marino. Per alcuni di loro, quelli che erano stati più penalizzati dalla precedente amministrazione, significherà un incremento della busta paga anche di 100 euro al mese.

SUPERATO L’ATTO UNILATERALE DI MARINO – Dall’inizio del mandato (ma in fondo fin dagli annunci in campagna elettorale), la giunta Raggi ha sempre dimostrato premure particolari nei confronti del personale comunale: una massa di circa 23mila dipendenti tra vigili, insegnanti e tecnici, che rappresentano la base della piramide amministrativa e al cui favore il Movimento 5 stelle tiene molto. Non a caso le operazioni di carattere amministrativo sono quelle che hanno funzionato meglio dal giorno dell’insediamento. Uno dei primissimi provvedimenti è stato lo sblocco delle assunzioni del concorsone, subito accolto con favore dai sindacati. Poi è toccato al salario accessorio, il cui pagamento era stato sospeso dal commissario Tronca, e che rischiava di provocare una sommossa in Campidoglio. Ma anche dopo quel provvedimento così delicato, in Comune avevano già spostato più in alto l’asticella: “La vera partita sarà quella del rinnovo del contratto”. Un’altra grana ereditata dal passato, dopo le erogazioni a pioggia sotto Alemanno che erano costate le contestazioni da parte della Corte dei Conti, e l’atto unilaterale di Ignazio Marino, che di fatto aveva decurtato le retribuzioni dei dipendenti, specie di alcune categorie.

IN BALLO 30 MILIONI DI EURO DI PREMI – Il delegato al personale, Antonio De Santis, ci sta lavorando da mesi: adesso la soluzione sembra vicina. Parliamo del rinnovo del contratto collettivo, che deve riscrivere i criteri di attribuzione di una parte (quella variabile) del salario accessorio. In media si tratta di qualche decina di euro a testa al mese: sembrano pochi spiccioli, ma fanno la differenza per chi ha una retribuzione tabellare che non supera i 1.100 euro. E soprattutto moltiplicato per i 23mila dipendenti a libro paga del Comune rappresentano una bella cifra: in ballo ci sono circa 30 milioni di euro, sui 157 milioni che ogni anno il Campidoglio destina al pagamento del salario accessorio dei suoi dipendenti. Un fondo appena incrementato di 18 milioni da una variazione di bilancio su indicazione dell’assessore Andrea Mazzillo. La prima del 2017, a pochi mesi di distanza dall’approvazione del preventivo.

LA NUOVA “PRODUTTIVITÀ DI STRUTTURA” – In passato il salario accessorio era stato erogato in maniera indiscriminata a tutti. Per sanare questa situazione, Ignazio Marino aveva varato la cosiddetta “produttività di sistema”, legata essenzialmente alla performance individuale, giudicata dal dirigente con una sorta di “pagellina”. Un sistema introdotto senza l’accordo coi sindacati (di qui l’atto “unilaterale”), che di fatto dopo anni di premi a pioggia aveva rappresentato un taglio sullo stipendio, scatenando le proteste di lavoratori e associazioni. Adesso con la Raggi si passerà alla “produttività di struttura”: i bonus verranno assegnati per il 90% sulla base di obiettivi di gruppo, fissati dal Piano Educativo di Gestione stilato dall’amministrazione, che i dipendenti possono raggiungere o meno “in squadra”, insieme a tutto il dipartimento o l’ufficio in cui lavorano, dirigente compreso. Niente più valutazioni arbitrarie, dunque, ma parametri collettivi e possibilmente oggettivi.

“È una soluzione innovativa che permette di legare il contratto ai servizi resi al cittadino, così da poter distribuire il salario accessorio in maniera trasparente”, spiega De Santis. Parallelamente, poi, verranno inserite alcune indennità fisse per “ancorare” il salario e ridurre le oscillazioni. Così le buste paga potranno ritornare ai livelli pre-Marino, con un aumento medio di qualche decina di euro, fino a un massimo di 100 euro per i comparti più penalizzati dall’atto unilaterale (ad esempio i tecnici-amministrativi), per la gioia di dipendenti e sindacati. Per l’accordo bisogna ancora limare gli ultimi dettagli, ma in Comune puntano ad arrivare alla firma entro fine mese. Sotto lo sguardo attento dei vertici nazionali del Movimento: se funzionasse nella Capitale, il modello potrebbe essere esportato altrove, dove pure i 5 stelle si stanno affermando come forza di governo. E Roma per una volta diventerebbe un buon esempio da seguire.

Twitter: @lVendemiale